Ovunque si sente parlare del “caso Grillo”, del nuovo che irrompe nella politica italiana.
Indubbiamente rappresenta qualcosa che “scuote l’albero” di una classe politica sempre più lontana dai problemi, dal linguaggio e dalle esigenze degli italiani (del resto quando si sente un capogruppo del maggiore partito italiano che riassume la sua linea politica con un “dobbiamo andare assieme all’UDC verso il PPE” ben si comprende il disamoramento degli elettori).
Grillo rappresenta dunque una novità, ma negli ultimi decenni di novità ne abbiamo viste molte.
Bettino Craxi che per primo si affermava come un politico dotato di una precisa personalità contro la morta gora del compromesso storico;
Umberto Bossi che rappresentava le fondate proteste di categorie soffocate da una burocrazia statalista, inefficiente e parassita;
soprattutto Silvio Berlusconi che era il politico non-politico, l’imprenditore di successo che, introducendo linguaggio e stile nuovi, faceva sembrare inesorabilmente sorpassati personaggi e modelli della politica di allora.
La novità di Grillo è ben diversa, e si ferma purtroppo all’aspetto verbale.
Se confrontiamo il suo programma politico con quello di Berlusconi (e Forza Italia) i risultati sono sconfortanti:
Berlusconi si proponeva di fondare un partito liberale di massa (vera novità per l’Italia), aveva un programma autenticamente liberale (liberalizzazione in economia, federalismo fiscale) e riformatore (modernizzazione dello stato, riduzione e semplificazione della burocrazia).
Nel programma del Movimento cinque stelle troviamo invece (oltre alla richiesta di ridurre i costi della politica: richiesta condivisa praticamente da tutti gli italiani, tranne i politici interessati) solo idee e proposte tipiche di uno stato centralista, assistenzialista e dirigista.
Idee e proposte che ben poco si discostano da quella del PD o del PDL e che sono lontanissime da quanto abbiamo davvero bisogno in Italia: uno stato federalista, semplice, con un’economia basata sul libero mercato e sulla concorrenza. Senza considerare che già alla prima esperienza di governo (quella di Parma) affiorano scomuniche e veti di Grillo per uomini scelti dal nuovo sindaco: un esordio in perfetto stile dirigista.
Angelo Gazzaniga
Portavoce dei Comitati per le Libertà