La ripartenza in Italia è caratterizzata da uno strano fatto: i soldi per gli aiuti sono stati stanziati, ma non arrivano (o arrivano in ritardo) agli interessati.
La colpa è stata, ovviamente, attribuita alla burocrazia di cui non criticheremo mai a sufficienza la lentezza, la complessità e l’inefficienza.
Ma attribuire ogni colpa alla burocrazia può diventare spesso anche un buon alibi perché molto si deve attribuire anche a una normativa complessa, farraginosa e spesso inutile. quella dei cosiddetti “burosauri”..
Tre casi sono particolarmente importanti ed evidenti:
- quello della cassa integrazione “normale”. Si è definita una procedura inutilmente complessa e defatigante. L’imprenditore deve far domanda di ammissione all’Inps; una volta accettata deve compilare un apposito modulo da inoltrare entro un mese con tutti i dati, anche bancari, del lavoratore e così la pratica torna all’Inps. Si tratta di un notevole aggravio di lavoro per un ente la cui efficienza è per lo meno discutibile; lo stesso presidente Tridico ha candidamente ammesso che ci sono decine di migliaia di pratiche disperse chissà dove, altre mai prese in carico… Così molte imprese, già in difficoltà, hanno dovuto anticipare la Cassa ai propri dipendenti. Ma, è una nostra semplice e modesta proposta, non si potevano rinforzare gli organici dell’Inps con i famosi “navigator” che continuano a ricevere 1700 euro netti di stipendio senza aver fatto trovare lavoro a 1 (un!) disoccupato?
- Quello della Cassa integrazione “in deroga”. Per tutti coloro che non potevano accedere alla Cassa normale si è fatta rinascere la ormai defunta “cassa in deroga”. In pratica ogni domanda doveva essere fatta alla Regione competente che poi l’avrebbe trasferita all’Inps. Con un piccolo problema: le regioni hanno dovuto spesso richiamare in servizio funzionari in pensione o modificare i programmi dei computer perché di queste procedure non si ricordava più nessuno; ritardi e caos inevitabili. Non sarebbe stato più semplice allargare a tutti la Cassa integrazione normale?
- Quello delle sovvenzioni alle imprese in crisi per mancanza di lavoro, cioè i tanto attesi 25.000 euro concessi dalle banche come prestito garantito dallo Stato. In questo caso le banche, prima di concedere il prestito, hanno spesso richiesto tutta una serie di documenti (dalle previsioni di business per il resto dell’anno, al bilancio dettagliato per i primi tre mesi dell’anno, tanto per fare un esempio) con il risultato che i finanziamenti cominciano ad arrivare ora, dopo mesi dalla chiusura delle ditta. Tutto questo mentre nella vicina Svizzera un finanziamento simile, se non superiore, veniva erogato in 1/2 giorni. La motivazione di questa documentazione aggiuntiva è semplice. Nelle migliaia di articoli dei decreti ci si è dimenticati di introdurne uno piccolissimo quanto decisivo: l’esclusione della responsabilità per il funzionario di banca che firmava la pratica. Evidente che, a questo punto, il funzionario per pararsi da una futura accusa debba richiedere tutta la documentazione possibile immaginabile e richiedere l’approvazione del comitato fidi della banca: una procedura che richiede mesi!
Per concludere: per semplificare la burocrazia sono indispensabili leggi semplici, chiare e intellegibili a tutti che prevedano controlli severi e rapidi a posteriori anziché pastoie e procedure defatiganti prima della concessione.
Non è vero che in Italia ciò non sia possibile: lo si è visto con l’esame di Stato per i medici (di cui Libertates ha richiesto da sempre l’abolizione) che è stato cancellato in mezz’ora per decreto senza nessuna conseguenza in piena emergenza. Basta volerlo fare!
di Angelo Gazzaniga