Che fare con i migranti? Accoglierli o ributtarli a mare?
Mettiamo il caso che qualcuno bussi alla porta per chiedervi qualcosa da mangiare e un po’ di euro per procurarsi un tetto. Fuori magari piove e se avete un po’ di cuore, siete timorati di Dio e non vi sembra che la vostra sicurezza sia in pericolo, probabilmente quel qualcosa glielo darete volentieri. Ma adesso immaginiamo che quel tale si introduca nel vostro appartamento, mentre siete fuori o state dormendo, attraverso una finestra. Trovandolo sistemato tranquillamente nella poltrona del vostro salotto, scommetto che vi affretterete ad avvisare la polizia per farlo sloggiare. Non perché siete razzista, xenofobo, uno sporco borghese attaccato alla sua roba; soltanto per sentirvi padrone a casa vostra e proteggere la vostra famiglia. E qui aggiungo che fareste anche bene, poiché se lo stesso fenomeno si ripetesse per contagio, nel giro di poco tempo il vostro paese diventerebbe la terra del sopruso.
Ora, è strano che nel dibattito ideologico sulla solidarietà ai migranti clandestini, pieno di paroloni come fratellanza e civiltà, un semplice principio sembri assente dal dibattito: il diritto di cittadinanza. Proprio i teorici del “patriottismo costituzionale”, i progressisti convinti che al posto dei decaduti valori nazionali bisognerebbe mettere la fedeltà alla Carta e alla Bandiera, adesso assai stranamente se ne stanno zitti. Come se la famoso cittadinanza, intesa in senso laico, non si sostenesse sulla certezza del diritto e il rispetto delle regole, le quali a loro volta rendono possibile la partecipazione politica democratica. Se tale certezza viene a cadere (il signore seduto nel vostro salotto è certo un essere umano ma non un cittadino, dal momento che è esentato sia da obblighi che da doveri) allora non esiste nemmeno più la democrazia.
Ecco perché è urgente ripristinare il prima possibile il reato di clandestinità, con esecuzione immediata e non appellabile di espulsione. Ed ecco perché è urgente, anche solo da un punto di vista democratico, respingere chi (aiutato o no da criminali) entra di forza in casa vostra – che poi sarebbe la Repubblica italiana – pretendendo di restarci con qualunque mezzo. (Sappiamo poi quel che lo aspetta: la malavita è pronta ad arruolarlo, ricattandolo per la sua posizione di debolezza). Risultato: si allarga a macchia d’olio lo spazio sociale non regolato dal diritto.
Allora è tempo di reagire bloccando i convogli dei mercanti di schiavi; stabilendo diversi protocolli di sicurezza e nuove regole d’ingaggio in mare; sostituendo i barconi in difficoltà con altri in grado di riportare indietro chi non ha diritto allo sbarco, dopo un primo screening sul posto per individuare chi può avere diritto all’asilo politico; e infine attuando una ampia azione politica umanitaria nei paesi di transito, come finalmente si comincia a proporre.
Dario Fertilio