La storia spesso ritorna, ma noi non ne traiamo insegnamento
La triste, per non dire tragica, vicenda dell’attacco curdo alla Siria fa venire in mente un altro episodio della nostra storia recente: la crisi del 1938 tra la Germania e la Cecoslovacchia.
Allora uno Stato a regime totalitario, in cui le libertà primarie (da quella di esprimere il proprio parere a quella di votare liberamente) erano conculcate, in cui una propaganda nazionalista martellante guidava l’opinione pubblica, assaliva uno Stato libero, democratico e soprattutto indipendente con il pretesto di difendere i diritti dei tedeschi che vivevano in territorio ceco.
Anziché far valere i trattati e il diritto internazionale, le democrazie europee preferirono le trattative e cedettero a Monaco a tutte le richieste di Hitler, convinte di salvare comunque la pace: famose sono rimaste le parole di Chamberlain al suo ritorno da Monaco (“abbiamo salvato la pace”). In verità fu un’occasione perduta: non solo perché come profetizzò Churchill “avete scelto il disonore e avrete la guerra” ma anche perché si scoperse dopo che i generali di Hitler, terrorizzati dalla prospettiva di una guerra con le Potenze Occidentali, era già pronti ad arrestare Hitler. Avremmo salvato l’onore e milioni di uomini.
Abbastanza simile la situazione odierna: uno Stato totalitario (la Turchia) per cui l’opposizione è solo un noioso disturbo, i giornalisti vanno zittiti, la propaganda di regime è martellante, ha attaccato uno Stato, la Siria (che pur in situazione di guerra civile è comunque riconosciuto come Stato indipendente e autonomo) per cacciare da un suo territorio un popolo che ha la sola colpa di non avere una rappresentanza internazionale e il grande merito di aver combattuto e vinto i terroristi dell’Isis.
I grandi Paesi democratici (USA e Unione Europea) hanno fatto a gara nel condannare Erdogan a parole e nel prontamente allinearsi alla volontà del despota turco nei fatti: l’UE per il terrore di una nuova ondata di migranti siriani, Trump per ragioni elettorali.
Trump, novello Chamberlain, ha anche dichiarato che “i curdi sono entusiasti della tregua” che presuppone la cacciata dalle loro case.
Oggi, come allora, un popolo che non aveva nessuna colpa (anzi) è stato costretto a piegarsi all’invasore nel silenzio di chi avrebbe dovuto proteggerlo.
Allora ci fu poi una guerra mondiale, oggi quali saranno le conseguenze?
di Angelo Gazzaniga