Anche il governo Draghi inizia la sua attività in campo fiscale con un condono.
Indubbiamente si tratta di un condono parziale e in molti casi giustificabile: si tratta di piccoli importi che si trascinano da anni, spesso semplici multe e che si riferiscono a contribuenti con reddito basso o medio-basso.
Ma comunque vanno fatte due osservazioni:
- non si è fatta nessuna distinzione tra chi ha ricevuto una cartella esattoriale perché non ha pagato non avendone la possibilità e chi ha ricevuto una cartella a seguito di un accertamento. Nel primo caso si tratta di persone che hanno avevano l’intenzione di pagare e avendo regolarmente dichiarato i propri redditi; nell’altro caso si tratta di evasori che non sono riusciti a farla franca. Non avevano dichiarato nulla e sono stati poi scoperti. In un caso c’è colpa o addirittura stato di necessità, nell’altro vero e proprio dolo.
Sono questi i veri evasori, coloro che scientemente non pagano le tasse (facendole pagare ai cittadini onesti perché poi anche loro usufruiscono poi dei servizi dello Stato) e che non andrebbe comunque perdonati: altro che poveracci, sono furbastri che sperano di farla franca fidando nella quasi certezza che per pagare ci sarà sempre tempo: tanto prima o poi il condono arriva… - l’altra osservazione riguarda coloro che le cartelle esattoriale le hanno pagate comunque, spesso facendo sacrifici o debiti: a loro la patente di “fessacchiotto” non si potrebbe negare.
Ma l’aspetto più importante è l’inefficienza della burocrazia che attualmente ha ancora in carico una valanga di cartelle esattoriali di importi bassissimi (una cartella di 5000 euro è prodotta da una multa di non più di 2500 euro) emesse negli anni 2000-2010: vale a dire in corso da dieci o venti anni. È inammissibile che un cittadino resti per decenni con la spada di Damocle di cartelle esattoriali aperte: vanno riscosse oppure, se non giustificate o errate, cancellate in tempi brevi.
Un altro aspetto di quell’inefficienza della burocrazia che, come da sempre denunciato da Libertates, pesa come un macigno sull’attività dei singoli cittadini e sulla fiducia che essi dovrebbero porre nello Stato.
Un’autentica riforma del sistema fiscale, questo sì che giustificherebbe un condono: si sana tutto e si riparte da zero con nuove regole. Un sogno? Non tanto lo ha già fatto il ministro Vanoni negli anni Cinquanta…
di Angelo Gazzaniga