“I HAVE A DREAM”: “SOGNO UNA RECESSIONE OGNI NOTTE”, PAROLA DI ALESSIO RASTANI. MA NON C’E’ NESSUN ROOSEVELT ALL’ORIZZONTE Un’interpretazione di Claudio Tito

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“E se i mercati non credessero alla soluzione trovata? E se iniziassero a scommettere sulla fragilità del sistema bancario?”… Il punto, infatti, è che nonostante l’intesa raggiunta ieri in extremis, nessuno ha la garanzia che tutto possa finire già oggi. Anche la clausola che consente a Ubs di tirarsi indietro se il valore degli Swap (i titoli che quotano il rischio fallimento) dovessero alzarsi troppo, mantiene un alone di sospetto. E in quel caso la reazione dei mercati sarebbe intensa…”.
“La mossa di riserva della Ue, aiuti di Stato per i salvataggi” 20 marzo 2023
Claudio Tito, “la Repubblica”

“We closely monitor”
presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen

Siamo già entrati senza accorgercene nella più grande crisi dal 1929, mentre a Parigi Emmanuel Macron pare la nuova “Antelope Kobbler” dell’Eliseo – vi ricordate quando Henry Kissinger scoprì che Aldo Moro aveva incassato la tangente della Lockheed Corporation e “la Repubblica” di Eugenio Scalfari pubblicò la notizia il giorno stesso del sequestro? – e tiene aperto l’Appeasement con Mosca che irrita il Washington Consensus: vedremo se ci sarà un nuovo 1789 che finora è dietro l’angolo, soprattutto in relazione al fatto che Vladimir Putin abbia intenzione o no di lanciare le batterie nucleari a Kiev; la questione resta aperta.
Se lo zar intende utilizzare l’opzione finale, Macron è sacrificabile come il legibus solutus Luigi XVI condannato a morte mediante impiccagione. Una volta di più è il principio della casualità a irrompere nella scacchiera politica europea, rimescolando tutte le carte e il caso – che è un caso a sé – irrita l’autos nomos… Alcuni vincono e altri perdono. Alcuni sono bravi giocatori, altri sono pessimi giocatori nella selezione darwinistica tra vincitori e perdenti che è data dalla mescolanza ambigua tra Lux et Tenebrys. Un fatto è certo, almeno per chi scrive: a volte “i migliori sono i peggiori” per citare Luc Besson nel suo ultimo film che rovescia Nikita, e l’Illuminismo sta finendo.
Si, avete capito bene: siamo alle battute finali dell’Età dei Lumi 1789- ’2023 “etsi Deus non daretur”, per citare il fondatore di Micromega.
Duecento anni dominati dall’illusione della dittatura della ragione, o di quella che Paolo Flores d’Arcais un tempo chiamava “l’overdose di Montesquieu”. Lo aveva preannunciato nel 1979 George Soros con la fondazione della Società Aperta, e bisogna riconoscere che le sue previsioni sono state confortate dalla realtà (sic!).
Dunque, perché sta morendo l’Illuminismo? Non c’è una risposta univoca a questa domanda, se non prendendo atto “sic et simpliciter” che le cose accadono semplicemente perché devono accadere. Anche se la teoria della riflessività, aggiornata da chi scrive, pone l’accento sul fatto che bisogna accettare il passaggio finora incompiuto o inattuato dalla Ragione alla Fallibilità (come Khodorkovsky aspirante premier sta facendo!), che tuttavia non è sufficiente ma è la “conditio sine qua non”; il passo successivo è scegliere da che parte stare; poiché bisogna scegliere se stare dalla parte del Bene o del male. A parole è facile, nella realtà è difficile.
Elevando la teoria della riflessività al “punto di equilibrio” come chi scrive ha commesso l’errore di fare, si può rifondare la realtà legittimando il crimine mentre l’onestà paga.
Vincerà l’“avvocato del popolo” Jean Luc Mélenchon o il portavoce della finanza Emmanuel Macron? Chi vivrà vedrà, ma il fatto è che entrambi gli alfieri del nuovo bipolarismo francese nel crepuscolo dell’Esprit de Lois fanno patta; non hanno né torto né ragione. “Non è importante che tu abbia ragione o torto, ma quanti soldi si fanno quando hai ragione e quanto si perde quando si ha torto.”, è una delle battute migliori di George Soros, un genio equilibrato e un modello per chi scrive. Ed è così utile – cioè, tanto per esser chiari, paga dal lato finanziario – acquistare CDS:
Credit Default Swaps, contro il rischio del ripetersi del nuovo più grande crac dal 1929 (sic!). Si possono fare milioni di dollari.
In uno dei migliori articoli di giornale in materia di finanza, per la firma di Teodoro Dalavecuras dal titolo “Tutte le malefatte del Credit Suisse svelate da un banchiere svizzero”, l’autore nota con splendente raffinatezza:

“Che sia un proverbio cinese, e non piuttosto napoletano o genovese, cambia poco. Per Therry Lombard “Il pesce puzza sempre dalla testa”. Questo è il “proverbio cinese” che meglio illustra quel che prova “un banchiere svizzero orgoglioso del proprio mestiere e della piazza finanziaria in cui opera” riflettendo sull’origine e la scomparsa di una “gran bella banca, che porta anche il nome del nostro Paese e ha contribuito, all’inizio, a tutto ciò di cui uno svizzero può e deve sentirsi grato ai propri antenati. All’origine della scomparsa del Credit Suisse ci sono “le buone intenzioni del suo consiglio d’amministrazione e della direzione, mai seguite dai fatti, e una eccezionale capacità di fare sempre peggio, anno dopo anno”. “Non occorreva essere indovini per vedere che la cultura del Credit Suisse era putrida, nella ricerca di scommesse e guadagni pericolosi, senza etica… Una volta di più abbiamo vissuto una discesa all’inferno, la distruzione dell’immagine di una banca che portava il nome del nostro Paese, l’inaccettabile arricchimento (42,6 milioni complessivamente nel 2022) dei suoi dirigenti, che nel frattempo erano intenti a distruggere un fior di banca del XIX secolo (senza contare i 12 miliardi di multe negli Stati Uniti e in altre giurisdizioni, a cui vanno aggiunte le gigantesche perdite). Per arrivare poi a dover salvare questo istituto a colpi di decine di miliardi, semplicemente perché si devono salvare le banche piuttosto che le aziende industriali e commerciali”… L’opinione di Therry Lombard, affidata alle pagine del ginevrino Le Temps, merita attenzione…”.

“Il tramonto dell’Occidente” di Oswald Spengler vi dice qualcosa? E’ stato Piero Ottone a definirne meglio l’eredità per il vulgo nel suo master piece “Il tramonto della civiltà occidentale” edito da Mondadori nel 1994. Orbene, cito e interrompo qua Teodoro Dalavecuras, un analista del livello di Guido Maria Brera autore de “I Diavoli della finanza”, poiché due considerazioni s’impongono: 1) se il banchiere ginevrino qui sopra citato osserva che semplicemente i governanti mondiali devono salvare le banche piuttosto che le aziende industriali e commerciali ancorchè al limite della spesa in disavanzo – salvando la “buona fede” dei vertici della Bce e della Fed – è perché, in estrema sintesi, non siamo ancora passati al DEFICIT SPENDING.
Ma non siamo passati al deficit spending, e in Francia di fatto non è stato ancora inaugurato (sic!), poiché il Too big to fail non viene lasciato morire. E non viene lasciato morire perché viene salvato (sic!). “Le idee hanno conseguenze”: diceva non a caso Friedrich Hayek, che si metteva Von davanti al cognome per convincere se stesso di essere nobile: ma il “diniego” è alla base del genio, si sa… False credenze determinano conseguenze negative. Che sia già cominciata la descente aux enfers dell’economia mondiale dal Venerdì nero del 1929, è deducibile dall’errore di prospettiva dei comandanti del Titanic sullo sfondo dell’analisi “Le mosse di riserva della Ue, aiuti di Stato per i salvataggi” di Claudio Tito, uno dei migliori corrispondenti de “la Repubblica”; l’eziologia ad un certo livello di estensione confina con la realtà ed è così che si autosospende:

“E se i mercati non credessero alla soluzione trovata? E se iniziassero a scommettere sulla fragilità del sistema bancario?”. Anche se riservatamente e in maniera del tutto ufficiosa, le Cancellerie di tutta Europa si stanno tenendo in contatto. Il caso Credit Suisse non è un allarme che può essere contenuto all’interno dei confini svizzeri. La memoria va all’effetto domino scattato nel 2008 e partito dagli Stati Uniti è ancora vivida. Le ferite della più grande crisi finanziaria ha lasciato cicatrici profonde… Il punto, infatti, è che nonostante l’intesa raggiunta ieri in extremis (domenica 19 marzo 2023, ndr), nessuno ha la garanzia che tutto possa finire già oggi. Anche la clausola che consente a Ubs di tirarsi indietro se il valore degli Swap (i titoli che quotano il rischio fallimento)
dovessero alzarsi troppo, mantiene un alone di sospetto. E in quel caso la reazione dei mercati sarebbe intensa. Per il momento, molti analisti si aspettano per oggi una reazione “calma” delle borse. Ma durerà? E quanto durerà? Sono gli interrogativi che tutte le istituzioni governative si pongono. Partendo dal presupposto che sarebbe stato impossibile non definire ieri una prima soluzione. Non farlo avrebbe determinato un effetto domino immediato. I mercati lo sanno e ora devono valutare se si tratta di una sutura definitiva o di un tampone…”.

Orbene, primo errore – e rovinosamente – da parte dei presunti “policy makers” dalle magnifiche sorti e progressive: “Se diamo retta agli esperti, non facciamo niente”, come diceva Gianni Agnelli a Piero Ottone: tutte le istituzioni governative partono dal presupposto errato che sarebbe stato impossibile definire una soluzione alternativa alla socializzazione delle perdite a carico dei contribuenti (sic!), mentre non si devono impedire i fallimenti; il fallimento è l’altra faccia del successo. Secondo: i CDS sono nella “realtà oggettiva”.
Tuttavia, l’errore più grave è quello di iniziare inconsapevolmente un perverso “moltiplicatore keynesiano al rovescio” per parafrasare Nouriel Rubini che, con John Maynard Keynes, c’entra oggettivamente assai poco (sic!): “… E nei colloqui informali delle ultime ore iniziano a spuntare anche delle possibili contromisure da mettere in campo se la “malattia” speculativa non si dovesse arrestare. Tutto si basa sulla circostanza che se l’acquisto da parte di Ubs dovesse in qualche modo saltare, toccherebbe di nuovo allo Stato svizzero salvare l’istituto. Come già avvenuto circa quindici anni fa. Nazionalizzato e poi ricollocato sul mercato. Più o meno come è accaduto per l’Italia con Monte dei Paschi di Siena. Se, quindi, la strada fosse questa l’Unione europea dovrà studiare una nuova revisione delle regole sugli aiuti di Stato. La discussione su come sovvenzionare le imprese in difficoltà dopo il Covid e la guerra in Ucraina è già in corso. L’Ue deve fronteggiare la concorrenza americana che ha messo in campo aiuto a questo scopo 300 miliardi di dollari.”
Vedete, cari lettori, il DEFICIT SPENDING è nella realtà e più ti avvicini ad esso, più ti scappa come una farfalla che cerchi di prendere (sic!): l’illusione del filosofo John Maynard Keynes è stata quella di averlo inventato, quando in realtà lo aveva scoperto! Ne conclude Tito: “L’idea, appena accennata e tenuta nel cassetto delle emergenze, è allora quella di prevedere una misura specifica di aiuti di Stato sulle banche. Il ragionamento è semplice: se in questa fase così delicata, con l’inflazione alta e una crescita ancora immatura, si dovesse assistere inerti ad un altro colpo sul sistema bancario, tutti gli sforzi di questi mesi verrebbero compromessi. Una ipotesi che si basa sul timore che una eventuale speculazione si abbatterebbe sulle banche meno attrezzate – a prescindere dal fatto che nessun istituto europeo è particolarmente esposto con la Svb statunitense e con il Credit Suisse – e sui paesi più fragili. E con Paesi più fragili si intendono quelli con un debito pubblico più alto come l’Italia…”.
E’ un errore: ecco a voi “l’eterno ritorno dell’uguale”, che respinge nevroticamente quella che Joseph Schumpeter chiamava la “distruzione creatrice”: “la morte è la più geniale invenzione della vita, perché spazza via il vecchio per lasciare spazio al nuovo” parola del cattivissimo Steve Jobs.
Quella stessa “distruzione creatrice” che l’ottimo Carlo Cottarelli sembra auspicare nella sua splendida requisitoria “Otto buone ragioni per riformare il Mes”, che purtroppo è stata bocciata dalla Giorgia Meloni mentalmente sbagliata, nella sua scelta ideologica di privilegiare l’autarchia ai prestiti del Mes. Dal momento che però non ci sarà la distruzione al posto dei salvataggi – e la realtà è superiore per importanza alle “realtà soggettive” – non ci rimane che l’intervista al trader italo-iraniano Alessio Rastani alla Bbc come uscita di sicurezza dal Titanic globale: “Io ho una confessione da fare: sogno una recessione ogni notte”: eccone la versione integrale.

Si parla di dieci anni fa, con echi nostradamusiani: “Sono molto fiducioso che questo particolare
piano di salvataggio, non importa quanti soldi vogliono metterci, non funzionerà perché questo problema non può essere risolto. Sono molto fiducioso che l’euro è sul punto di spezzarsi e di capitolare perché ora come ora i mercati sono regolati dalla paura: gli investitori, quelli grandi e piccoli, sto parlando.. dei grandi fondi, gli “hedge funds”, le istituzioni, non copriranno questo piano di salvataggio, fondamentalmente sanno che “the market is toast”, che questo mercato è finito, l’euro pure ma non se ne preoccupano, spostano i soldi in asset più sicuri come “treasures bonds”, bonds trentennali e dollari americani… così non funzionerà.”
BBC: “Continuiamo a sentire che qualsiasi cosa i politici suggeriscono ammettendo che è stato tutto “lanoso” (non consistente) fino adesso, vero? Potresti dirci esattamente cosa manterrebbe gli investitori felici e più fiduciosi?”
RASTANI: “E’ una domanda tosta … personalmente non importa, sono un trader, non m’interesso di quelle cose, se vedo l’opportunità di far soldi la prendo. Noi traders non ci preoccupiamo di avere un’economia salda, una situazione stabile, il nostro lavoro è fare soldi con esse, e… personalmente, ho aspettato questo momento per tre anni. Ho una confessione, che è: io vado a letto tutte le notti, sognando una nuova recessione, sognando un nuovo momento come questo… perché? Perché la gente non sembra ricordarsi della depressione degli anni ’30 che non riguardava solamente il crollo del mercato: c’erano persone che erano pronte a guadagnare da quel crollo e penso che tutti possano farlo; non è solamente riservato a poche persone dell’èlite; in effetti tutti possono fare soldi, è un’opportunità quando il mercato crolla, quando l’euro e i grandi fondi crollano: se sai cosa fare, se hai già pianificato una strategia, puoi farci un sacco di soldi: per esempio, “l’hedging strategy”, è una di queste: investire nei bonds, “treasures bonds”, cose di questo tipo.
BBC: “Come vedi, alle persone attorno a me è caduta la mandibola per quello che hai appena detto; apprezziamo il tuo candore, ma questo non ci aiuta; non aiuta il resto dell’eurozona.”
RASTANI: “Ascolta, dico a tutti quelli che ci stanno guardando ora; se tu semplicemente aspetti e aspetti pensando che se ne andrà via, proprio come un cancro crescerà e sarà troppo tardi: quello che voglio dire a tutti è: preparatevi! Non è questo il momento di credere che i governi sistemeranno tutto; i governi non controllano il Mercato, la “Goldman Sachs” controlla il mondo, la Goldman Sachs non è preoccupata da questo piano di salvataggio, e nemmeno i grandi fondi d’investimento, così in verità… spero di aiutare la gente, voglio aiutare la gente; la gente può guadagnarci da tutto questo, non è un’opportunità solo per i traders.
Quello che devono imparare è come fare i soldi e battere il mercato. La prima cosa che la gente dovrebbe fare è proteggere i propri “assets”: proteggere quello che hanno perché in meno di 12 mesi, secondo la mia previsione, i risparmi di milioni di persone scompariranno e questo è solo l’inizio. Così vorrei dire di essere pronti e agite adesso. Il rischio più grosso per le persone ora è il non agire”.
BBC: “Alessio Rastani, la ringrazio molto per aver parlato con noi.”
Agire o non agire: ecco il problema.
Dalla Live Central London, osservano con una punta di ironia molto british: “Fai sogni sull’economia di notte?” “Cerco di non farlo”.
CREDIT DEFAULT SWAPS? L’unica via d’uscita dall’Inferno.
Ps – Moriremo di deficit spending o di scommessa azzeccata sui Cds anti-nuovo ’29. Ma non preoccupatevi. “Nel lungo periodo saremo tutti morti”, come diceva John Maynard.

di Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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