Si parla tanto della necessità di eliminare tutta la burocrazia soffocante che ci avvolge se si vuole ripartire e uscire da questa crisi drammatica.
Ebbene cos’è successo a una piccola srl del Centro Italia che ha cercato di accedere a quel finanziamento (massimo 25000 €) coperto (integralmente) dal Fondo di Garanzia che dovrebbe essere uno dei pilastri della ripresa?
Si è vista richiedere:
- bilanci degli ultimi due anni completi di nota integrativa, verbale di approvazione, dettagli di crediti e debiti
- bilancio provvisorio fino al 31/12/2019 (stato patrimoniale e conto economico)
- Durf, Durc e PM10
- Situazione aggiornata degli affidamenti concessi da altri istituti (ma non esiste la Centrale dei rischi?)
- Dettaglio di tutti i debiti tributari con eventuali rateizzazioni
- Liquidità disponibile e fidi non totalmente utilizzati
- Ricavi mensili da aprile a dicembre 2020 relativi a fatture già emesse
- Dettaglio dei costi (suddivisi per materie prime, stipendi, oneri diversi e finanziari) previsti nei singoli mesi del 2020. (ma come fa una ditta a dettagliare i costi se non sa neanche se potrà riaprire?)
- I debiti di fornitura su base mensile nei mesi futuri del 2020
- Le scadenze fiscali 2020 suddivise per mesi
- Le moratorie fiscali 2020 suddivise per mesi
Dulcis in fundo “restiamo a disposizione per eventuali chiarimenti e massima collaborazione”: cioè dopo il danno anche la beffa.
Ci sarebbe da ridere se non si dovesse mettersi le mani nei capelli! Questi sarebbero i finanziamenti immediati già disponibili?
Nel frattempo in Svizzera finanziamenti ben più cospicui vengono concessi dopo 24 ore e la presentazione di un semplice modulo.
Una semplice domanda: ma non sarebbe stato molto più semplice mettere i soldi direttamente sul conto della ditta?
Perché passare attraverso le banche che, in questo caso, non rischiano nulla in quanto garantite in tot dallo Stato?
Misteri buffi (poco) e vergognosi (molto) della burocrazia
di Angelo Gazzaniga