I PIEDI DELLA CARFAGNA, MATTIA FELTRI E BETTINO CRAXI: LA FIERA DELLA VANITA’

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“Bellezza ed eleganza, se combinate in una donna, in un edificio o in un’opera d’arte, non
sono la superficie, sono qualcosa di bello da vedere”
Donald Trump

Chiedo scusa in anticipo ai lettori per l’egocentrismo che manifesterò nelle righe seguenti e per la mediocrità che dovranno sopportare. E’ il pomeriggio del 19 maggio 2021 quando scrivo queste righe, dopo più di un mese di depressione bipolare. Mi obbligo a scriverle, per una serie di ragioni che concomitano tra di loro: un po’ la forza della disperazione, un po’ la necessità di dare un senso alla propria giornata – anche stando malissimo (ed è importante non rinunciare al perseguimento di
obiettivi: grandi o piccoli che siano, in modo che uno alle 9.00 di sera possa dire a se stesso: ho fatto qualcosa).
Che qualcuno abbia inserito a mia insaputa dei farmaci nei cibi, per neutralizzare le mie capacità di concentrazione mentale che si intrecciavano però ad una condizione pericolosa di ipomania? mania attenuata, durante la quale ero raramente intrattabile e irritabile, tendendo alla mancanza di gentilezza per causa degli sbalzi narcisistici d’umore; forse qualcuno ha pensato che il mio narcisismo bipolare fosse così destabilizzante che occorreva “calmarmi” con degli anti-psicotici e/o benzodiazepine. Infatti – senza capire bene perché – ho cominciato improvvisamente ad avere la pressione bassissima (110/60/70), inappetenza cronica e tendenza a dormire tutta la giornata (sic!).
Letteralmente: da un giorno all’altro, senza un’apparente spiegazione.
Come diavolo è stato possibile? Com’è stato possibile che sia finito in questa condizione da zombie, dopo aver letto ad alta voce i miei appunti sui diari di George Soros nel soggiorno della casa di Ottone diroccata sul mare?
Eppure è successo, e io sono qui a parlarne ai miei affezionati lettori di Libertates, terrorizzato “maniacodepressivamente” dal fatto di aver perso la mia lucidità e brillantezza: durante l’ipomania, sono capace di dominare il centro dell’attenzione con gli “effetti speciali”… Ma – come diceva lo psichiatra Louis Bertagna – “non c’è mania senza depressione”. E la depressione è inferno: passare giornate come uno zombie, divorato dalle psicosi maniaco-depressive, costa una sofferenza inenarrabile.
Ma la vita è triste, e da soggetto maniacodepressivo rifiuto di prendere i sali di litio per la cura del disturbo bipolare: davvero fino all’ultimo.
Sapete perché? Voglio essere me stesso fino alla fine, senza una farmacologizzazione della mia creatività e della mia personalità – anche se di me, onestamente, non ho un’alta opinione: credo di essere una persona normale.
Orbene, è nel descritto inferno che decido di occuparmi di un tema sinora trascurato: il 30 aprile 2021 ricorreva il 28esimo anniversario del lancio delle monetine all’Hotel Raphael contro Bettino Craxi, e Mattia Feltri sull’Huffington Post – i cui articoli magicamente compaiono sulla finestra del mio telefono cellulare – ha pensato di “salvare” Craxi con un colpo al cerchio e uno alla botte nella sua analisi “La fiera della viltà e dell’autoipnosi da Mani Pulite al Recovery”. Perché Feltri junior ha fatto un’operazione del genere? Cominciamo col dire le cose come stanno: le cose si fanno punto e basta. Il terzismo è eticamente contestabile, come una distorsione della ragione che – a parere di chi scrive – ha la sua genesi nella passione di stravolgere manipolatoriamente la realtà, salvando i delinquenti.
Mentro leggo Mattia Feltri, associo automaticamente il suo terzismo appassionato ai piedi della Mara Carfagna, tutti colorati di viola: sono i piedi della superficie. Superficie borghese; la bellissima Carfagna è il rock della superficie che cela il Niente, come Barbara Carrera nella pellicola “Mai dire mai” con Sean Connery nella saga di James Bond. Come le signore qua citate vivano il Niente, non è dato sapere. Ma il Niente è erotizzante per le loro performances seduttive, forse. Al bordo del precipizio? Direi proprio di sì.

“In un libro bello e denso (“30 aprile 1993”, Marsilio), Filippo Facci ricostruisce le ventiquattro ore in cui finì la politica. E’, appunto, il giorno delle monetine al Raphael: il Parlamento aveva negato parte delle richieste di autorizzazione a procedere avanzate dalla procura di Milano nei confronti di Bettino Craxi, e si sollevò la prima grande rivolta degli onesti, sublimata dal lancio di monetine al capo socialista. Gli onesti si annidavano ovunque: in aula, dove nessuno aveva accolto l’invito di Craxi a riconoscere sistemico e non puramente criminale il circo delle tangenti; nei giornali, dove s’era instaurata una Super Lega degli sceriffi riemersi dalle nebbie alle costole dei banditi; nell’imprenditoria, dove la via di scampo era consegnarsi alla giustizia, naturalmente nel ruolo dolente dei taglieggiati; e poi nel popolo, che trovava il riscatto dopo essere rimasto con la testa sotto il tallone dei partiti, e mai sfiorato dal dubbio che i partiti erano stati la garanzia massima di decenni di crapula per tutti. Fu la fiera della viltà e dell’autoipnosi, e ce la siamo trascinata fin qui, ai tempi del Recovery fund, l’ultima chance di ammodernare un paese rimasto nel Novecento, e tuttavia convinto di essere restato indietro perché qualcuno continua a rubacchiare.

Nel libro di Facci c’è un passaggio formidabile sugli imprenditori per bocca di Mario Chiesa: “Corruttori pronti a prendere calci nel culo, a subire ogni vessazione, sempre pronti a presentarti ventisette donne pur di non uscire dalla loro nicchia ed evitare di misurarsi col libero mercato”.
Questo mi sembra il fuoco della questione. Gli anni di Mani pulite sono passati alla storia come quelli del disvelamento della mazzetta globale, ma in realtà nessuno lo ignorava, semmai fu più chiara la voracità e l’insostenibilità, e fu chiara l’occasione di liberarsi di una partitocrazia farraginosa, a essere buoni, ma costituita dalle forze che (con il Pci) avevano fatto il 25 aprile, avevano risollevato l’Italia fino al miracolo economico. Dovevano invece passare alla storia come gli anni in cui riconoscere che un’epoca era finita, che non si poteva più tirare avanti con la spesa pubblica e la svalutazione competitiva della lira, che tirare a campare era il decrepito motto andreottiano, che il mondo era cambiato e per nuotarci dentro occorreva cambiare… (insomma, meglio che indagare!, ndr). Roma ladrona era in realtà la capitale di un sistema superato e serviva ora gettarsi nel millennio che si apriva. Non dimentichiamolo mai: Mani pulite cominciò con l’arresto di Chiesa il 17 febbraio 1992, dodici giorni dopo la firma del trattato di Maastricht con cui si stabiliva l’Unione monetaria europea… Ieri è stata presentata la bozza del Recovery (23 aprile 2021, ndr), e domani è il 25 aprile, e spero che la data coincida con la liberazione dalla follia per la quale ci servono politici onesti, mentre ci servono politici capaci e soprattutto ci serve un paese che non ha paura del futuro, ma ritrovi il coraggio di buttarcisi a capofitto”.

Ps – Ma non sarebbe stato più semplice scrivere che Bettino Craxi metteva i soldi delle mazzette nell’ufficio 19 del Duomo dove faceva un pisolino pomeridiano, e che se si ruba si può finire in prigione? Sì, certo. Ma Mattia Feltri era convinto di aver scritto un bell’articolo.
Non ci restano che i piedi della Carfagna, un pilastro del terzismo.

di Alexander Bush

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Alexander Bush
Alexander Bush, classe '88, nutre da sempre una passione per la politica e l’economia legata al giornalismo d’inchiesta. Ha realizzato diversi documentari presentati a Palazzo Cubani, tra questi “Monte Draghi di Siena” e “L’utilizzatore finale del Ponte dei Frati Neri”, riscuotendo grande interesse di pubblico. Si definisce un liberale arrabbiato e appassionato in economia prima ancora che in politica. Bush ha pubblicato un atto d’accusa contro la Procura di Palermo che ha fatto processare Marcello Dell’Utri e sul quale è tuttora aperta la possibilità del processo di revisione: “Romanzo criminale contro Marcello Dell’Utri. Più perseguitato di Enzo Tortora”.

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