I PROCESSI DECISIONALI

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Siano essi singoli Cittadini che pensano al proprio beneficio o alla propria famiglia, sia Cittadini aggregati in Società o gruppi spontanei, sia le Pubbliche Amministrazioni che sono chiamate, anzi delegate, a migliorare la qualità della vita dei relativi gruppi di Cittadini di cui devono prendersi cura.

Si potrebbe addirittura affermare che tutti gli esseri viventi contribuiscono, più o meno consapevolmente, al fenomeno dell’evoluzione.

Gli studiosi dei processi decisionali umani (psicologi, neuroscienziati, filosofici, fisici, economisti e molti altri) negli ultimi decenni ritengono abbastanza verosimile la teoria della dualità della mente: Kahnemann, Simon, Thaler per citarne alcuni, anche premi Nobel.

Tralasciamo qui il sistema 1,
gran lavoratore silenzioso che non si fa notare e non disturba, che fa davvero la maggior parte del lavoro di decidere per il bene della nostra vita.

Approfondiamo invece un pochino il sistema 2
che si ritiene operi con consapevolezza; diciamo «riteniamo» perchè non sappiamo cosa siano nè la coscienza nè la consapevolezza.
Non possiamo non notare che in quasi tutti la mente consapevole tende a decidere usando alcuni passaggi (processi decisionali) comuni a tutti gli esseri umani e in una sequenza altrettanto comune a tutti. Di questo abbiamo traccia storica fin dall’origine della scrittura. Stranamente la consapevolezza sull’esistenza e sull’uso di questo collaudatissimo metodo non è molto diffusa, anche se viene normalmente usato inconsapevolmente.
BUSSOLA ITALIA lo ripropone nel contesto a proposito dei processi decisionali delle Pubbliche Amministrazioni e dei Cittadini che le hanno delegate a curare i loro interessi..

  • PASSO 1 – VISIONE. È un atto di consapevolezza non facile. Si tratta di inquadrare in un unico schema le aspirazioni che descrivono il nostro futuro desiderato. Per esempio, da piccoli diciamo che vogliamo fare gli astronauti, ma da grandi forse sogniamo una vita per noi stessi, per i nostri familiari, per i nostri amici caratterizzata da un certo numero di fattori. Quando pensiamo al nostro Paese, pensiamo anche come dovrebbe essere in futuro. In questi anni pare che la maggior parte delle persone aspiri ad avere un lavoro appagante, ben remunerato, di godere di buona salute e di una lunga aspettativa di vita. Ma non serve re-inventarsi un elenco. Gli elementi più comuni sono elencati negli indicatori della qualità della vita sviluppati, negli ultimi 15 anni, e annualmente statisticati dall’ONU (i 17 SDGs) e dall’OCSE (Better Life Index).
  • PASSO 2 – LE PRIORITÀ. Possiamo sognare ad ampio spettro, ma realisticamente dobbiamo limitarci al fattibile subito e nel medio periodo. Gli indicatori che abbiamo scelto per descrivere le nostre aspettative per il futuro ci indicano in quali direzioni investire le nostre risorse (di competenze disponibili, finanziarie, di mezzi tecnici, di tempo). Ma non è sufficiente, è estremamente importante definire le priorità e conseguentemente le percentuali di risorse da allocare sulle direzioni appropriate rinviando e calibrando l’azione sulle altre.
  • PASSO 3 – LE RISORSE. Nel passo precedente abbiamo individuato quali azioni intraprendere e siamo quindi pronti a stimare le risorse necessarie a completare con successo le azioni immaginate. È evidente che se le risorse sono insufficienti bisogna riconfigurare le iniziative e ridurre le aspettative, altrimenti l’insuccesso, o forse il catastrofico fallimento sono certi.
  • PASSO 4 – GLI OBIETTIVI. Ci eravamo posti obiettivi di massima, ma ora abbiamo un piano e possiamo rivedere gli obiettivi dando loro una chiara definizione ed una dimensione quantitativa. Questo aspetto rende più controllabile la fattibilità e l’avanzamento dei lavori. Ognuna delle quattro categorie di risorse deve essere quantitativamente stimata in relazione al periodo di disponibilità e di quantità (competenze quando e per quanto, finanziarie, di mezzi tecnici come una gru o una scavatrice o un calcolatore, i tempi), Anche in questo caso gli obiettivi devono essere raggiungibili con le risoprse disponibili
  • PASSO 5 – LE ESTERNALITÀ NEGATIVE. Sono gli effetti collaterali che impattano sui partecipanti passivi alle nostre trasformazioni. Per esempio, se vogliamo rifare il giardino, dove buttiamo la terra che scaviamo? Nel giardino del vicino. È un’esternalità negativa che richiede la sforzo di convincere il vicino ad accettare il disagio anche promettendo qualche forma di compenso o di vantaggio. Talvolta le esternalità negative sono ostacoli insormontabili che costringono a modificare i passi precedenti.
  • PASSO 6 – I TEMPI INTERMEDI. Ora il programma d’azione è pronto ed e il momento di fissare gli obiettivi intermedi in modo da poter controllare con adeguata frequenza che si stiano rispettando i ritmi nel tempo e nel consumo di risorse.
  • PASSO 7 – I CHECK-POINT. Oltre ai controlli di cui al passo precedente, esistono eventi chiave che devono essere seguiti con particolare attenzione perché potrebbero costituire blocchi tali da compromettere l’avanzamento. Va da se che l’esito dei controlli potrebbe richiedere una revisione del piano eventualmente pianificando i recuperi dove si siano verificati i ritardi. Meglio anticipare al massimo la consapevolezza del problema e del suo impatto sul risultato finale.
  • PASSO 8 – QUALITÀ. Non è sufficiente verificare il raggiungimento dei traguardi intermedi. È necessario verificare anche la qualità del «prodotto» intermedio. Il rischio è quello di scoprire solo alla fine della trasformazione che qualcosa è andato storto. Potenzialmente il «prodotto» non funzionante potrebbe richiedere il rifacimento idi parte dell’intero sistema. L’anticipato riconoscimento della mancata qualita in genere aiuta il recupero efficiente.
  • PASSO 9 – GLI STAKEHOLDER. È ovvio che gli stakeholder fin dall’inizio devono essere tutti coesi e consapevoli sul senso del progetto di trasformazione, sui suoi rischi, sugli ostacoli via via incontrati e sulle possibili soluzioni. In particolare verso la conclusione del progetto devono essere informati tempestivamente ed accuratamente. Uno o più di loro, colti di sorpresa, possono avere reazioni imprevedibili che peggiorano la possibilità di rimediare agli eventuali intoppi.
  • PASSO 10 – TRASPARENZA. Durante tutto il percorso della trasformazione l’informazione al pubblico impattato dalla trasformazione è un fattore molto critico per il successo dell’impresa. L’Informazione non deve essere sintetica e mirata allo scopo, deve essere chiara nel linguaggio e nelle misure, deve essere coerente con tutti i fattori importanti della trasformazione.

 

Questo è lo schema generale che poi va ritagliato a seconda del caso specifico.

Provate ad immaginare un padre che decida di comprare un’automobile. Terrà la famiglia all’oscuro sulle ragioni che lo spingono a comprare l’auto, terrà nascosto quanto costa, non spiegherà i vantaggi di avere una nuova auto, non informerà se la consegna è in ritardo e allora quali misure mitiganti dovrà prendere?
Provate a verificare se può fare a meno di applicare questo percorso, mutatis mutandis.

Qualsiasi progetto trae vantaggio dall’applicazione di questo metodo.

Non si capisce invece perché le Amministrazioni Pubbliche debbano seguire un metodo diverso.

Forse a causa del fatto che molti cittadini non si rendono conto della necessità di seguire le istruzioni del metodo per minimizzare i danni.

di Stefano Cianchi (Bussola Italia)

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