I crediti concessi a chi non ha mezzi: di chi è la colpa?
I derivati infestano il mondo, è vero: ma per colpa della società civile e non della Trilaterale. Diffidate di espressioni come “La società liquida”: vuol dire tutto e niente, o – peggio – di frasi irricevibilmente collettiviste alla Zygmunt Bauman/Ezio Mauro “Non esistono soluzioni biografiche alle contraddizioni sistemiche”– come a dire che l’Individuo è subordinato al sistema e non può contrastarne la visione pianificatrice per quanto corrotta essa sia!
Questo approccio ideologico alla Seconda Grande Depressione 2007/2018 è un rimedio peggiore del male. La verità l’ha spiegata in modo straordinariamente efficace il presidente di Citygroup Dick Parsons, un’importante banca d’investimento, al Congresso che lo stava interrogando – lungo quella sacrosanta mentalità reaganiana per cui gli individui fanno la società, e non il contrario: ricordiamolo, fu Benito Mussolini a far entrare in guerra l’Italia contro la “demoplutocrazia anglosassone”: “Lo scarso controllo non è dipeso solo dalle banche, ma anche dai regolatori. E’ stata incentivata la concessione del credito a persone prive di requisiti necessari, e molte persone, pur non potendoseli permettere, hanno acceso mutui ipotecari o contratti di prestiti per estrarre liquidità dal valore reale dell’abitazione”. Cioè i famosissimi no performing loans, ossia i crediti non performanti.
Perché le banche hanno incoraggiato i prestiti scadenti? Non c’è alcun dubbio: perché Keynes e Roosevelt – soprattutto il primo nell’intervista radiofonica del 1933 – hanno dichiaratamente diffuso la convinzione nell’opinione pubblica che i cittadini non possono fallire e devono spendere (sic!). (Si rimanda alla lettura dell’intervista Keynes versus Stamp nel libro “Elogio della spesa pubblica” di Warren Mosler: se lo Stato è erroneamente considerato too big to fail– troppo grande per fallire– la situazione sociale conseguente è quella della socializzazione dello “schema Ponzi”: nessuno può fallire, tanto lo Stato ti salverà sempre).
Si uccide così la competitività capitalistica che è la linfa del progresso sociale, dunque del Welfare State, in nome del costruttivismo societarista della Teoria Generale dell’Occupazione. E pazienza se le conseguenze, ancorchè anticipate con preveggenza nostradamusiana da Milton Friedman, è “La tirannia dello status quo” (1984), saranno quelle descritte dal Presidente di Adusbef Elio Lannutti nel saggio “Morte dei Paschi” (capitolo “Ninja e salsicce – No Income, No Job, No Asset. Nessun reddito, nessun lavoro, nessuna proprietà).
L’acronimo è Ninja, la forma di prestito più diffusa negli Stati Uniti dall’inizio degli anni Duemila. I Ninja Loans indicavano i prestiti erogati in favore di persone che non avevano un lavoro, non percepivano un reddito, non possedevano un patrimonio, che non avevano, quindi, nessuna possibilità di ripagare i prestiti ricevuti. Mutui allegramente erogati a favore di soggetti ad alto rischio e a bassa affidabilità creditizia, cui si faceva pagare tassi fino al 15%. Ciò, unitamente all’ipoteca sulla casa acquistata, serviva a garantire il debito. Prestiti Ninja creati anche perché non rappresentavano il primo passo di una lunga filiera, conosciuta come cartolarizzazione dei mutui”.
di Alexander Bush