Ad una notizia positiva in campo economico segue immediatamente una negativa: è un autentico stillicidio da cui ricaviamo un’unica impressione: se la discesa si è arrestata è però ben lungi la ripresa
E quando si parla di ripresa non si può non parlare di ripresa industriale: anche se noi siamo un Paese di turismo e di servizi non possiamo dimenticare di essere una delle massime potenze industriali del pianeta: basti pensare che la Baviera, una delle regioni più ricche dell’Europa ha come secondo partner non un altro Land tedesco, ma la Lombardia.
E la nostra industria resta al palo per tante ragioni, ma una particolarmente importante e di cui poco di parla: il “credit crunch” cioè la stretta creditizia.
Questa è particolarmente sentita in Italia perché la struttura delle aziende italiane è prevalentemente composta da aziende piccole o medio-piccole (le famose PMI). Queste aziende non hanno che una possibilità di ottenere denaro fresco (cioè denaro da utilizzare per la propria espansione): ricorrere alle banche perché è ovvio che una piccola azienda non possa né di andare in Borsa (emettendo azioni) né ricorrere al mercato del denaro (emettendo obbligazioni proprie).
E questo è il vero problema: le banche (che si possono criticare e incolpare di molte nefandezze, ma che restano il tramite indispensabile tra mondo del risparmio e mondo del lavoro) preferiscono investire in titoli di Stato anziché concedere credito alle imprese.
Comportamento del tutto comprensibile: prendono denaro dalla BCE a tassi risibili, acquistano titoli di stato che danno un rendimento basso ma certo e sicuro e con ciò sorreggono (con il tacito consenso della Banca d’Italia) il debito pubblico: perché dovrebbero rischiare fornendo denaro a ditte in difficoltà quando possono avere un utile sicuro?
Ecco quello che dovrebbe fare un vero governo liberale: non tanto elargire una “mancia” (sempre meglio di niente!) di 80 euro oppure finanziare l’ennesimo salvataggio del carrozzone Alitalia con denaro pubblico o delle banche, quanto fare in modo (con incentivi, sgravi o quant’altro) che le banche ricomincino a prestare denaro alle imprese che sono il vero e unico motore della ripresa economica.
Angelo Gazzaniga