Come si fanno i referendum in Svizzera? Un esempio da seguire
Mentre da noi volano coloriti insulti intorno al referendum costituzionale, “accozzaglie” e “scrofe ferite”, in Svizzera si è votato su una uscita anticipata del paese dall’energia nucleare, per iniziativa dei verdi e delle sinistre. Ma i cittadini, in maggioranza, hanno risposto “no”.
In quel civilissimo paese i cittadini possono chiedere una modifica della Costituzione con lo strumento della “iniziativa popolare”. Servono 100 mila firme che devono essere raccolte nell’arco di 18 mesi. La votazione deve ottenere una doppia maggioranza: quella del popolo e quella dei Cantoni. Le iniziative popolari esistono del 1891, e da allora sono state messe in votazione 200 iniziative, anche su temi fiscali: 22 sono state accettate. Proprio così: in 22 casi i cittadini svizzeri hanno raccolto le firme ed hanno cambiato la Costituzione, a volte contro il parere del Governo e contro il parere delle due Camere del Parlamento.
Il referendum respinto prevedeva: 1) il divieto di costruire nuove centrali atomiche e 2) di limitare a 45 anni la durata di esercizio dei cinque impianti esistenti. In questo caso tre impianti avrebbero dovuto essere disattivati entro il 2017.
Oggi il 37,8% dell’elettricità della Svizzera è generata dalle cinque centrali nucleari, mentre il 56,2% è generato dalla forza idrica e il rimanente 6% da gas, carbone, rifiuti e dal sole. Meno della Francia , dove l’uranio genera il 77,1% della ’elettricità e più della Germania (15,5%).
In realtà il Parlamento Svizzero, che è composto da due Camere che hanno le stesse competenze e trattano gli stessi oggetti (esattamente come il nostro Parlamento se il 4 Dicembre vinceranno i NO) e che funziona benissimo (articolo 148 della Costituzione Svizzera: “…le due Camere sono dotate delle stesse competenze”) ha approvato una legge che ha già bloccato la costruzione di nuove centrali e prevede l’uscita dal nucleare, ma con tempi più graduali.
Dunque si trattava di una votazione con potenziali effetti pratici molto significativi. Eppure finora tutto si è svolto con qualche protesta e qualche manifesto dalle due parti ma sostanzialmente con molta calma e civiltà. In presenza di una “Iniziativa popolare” Governo e Parlamento sono obbligati a dare il loro parere prima del voto. Il Governo, che è composto da sette ministri eletti dal Parlamento, e che rappresentano i quattro partiti che hanno preso più voti alle ultime elezioni , ha dato parere negativo.
Ricordo tre cose: 1) il Governo (che si chiama Consiglio Federale) decide sempre in quanto autorità collegiale: nei confronti dell’esterno i consiglieri federali difendono la posizione del Consiglio federale anche se questa non coincide con quella del loro partito di appartenenza o con la loro opinione personale (articolo 177 della Costituzione) 2) i sette membri del Governo sono eletti dall’Assemblea federale. Si sono già svolte tre iniziative popolari per fare eleggere i sette membri del Consiglio federale dal popolo e non dal Parlamento, ma la proposta è sempre stata bocciata. Per tanti motivi, uno dei quali (fantastico!) è questo: i candidati perderebbero un sacco di tempo per le campagne elettorali. Comizi, manifesti e polemiche. Non ha senso perdere tempo, meglio che lavorino. Noi (i cittadini che hanno votato e bocciato tre volte questa proposta) ci fidiamo dei membri della due camere del Parlamento, quindi ci sta bene che siano loro ad eleggere i sette membri del Governo 3) infine, uno dei sette ministri , per un anno, a rotazione, svolge contemporaneamente anche il compito di Presidente dello Stato… senza i corazzieri! Per un anno svolgerà contemporaneamente due lavori: quella di ministro e quella di Presidente della Confederazione (articolo 176 della Costituzione).
Le due Camere del Parlamento hanno votato come segue: Camera bassa (il Consiglio Nazionale, composto da 200 membri eletti col proporzionale e senza nessun premio di maggioranza …beati loro!), 134 contrari, 59 a favore e 2 astenuti. Camera alta ( il Consiglio degli Stati, composto da 46 membri, 2 per ogni Cantone meno i sei cosiddetti “semicantoni” che hanno un solo membro, eletti , come è giusto, “col metodo che viene determinato da ogni singolo Cantone”, art 150 della Costituzione) : 32 contrari e 13 a favore. Nessuna astensione.
Anche di fronte a un argomento così importante e sentito (59 deputati del Consiglio Nazionale hanno votato a favore) non sono volati stracci urla e offese. Ma anche questa “educazione” è figlia della cultura federale: non si tratta di due o tre Euro in più o in meno, come purtroppo dicono e pensano in tanti nel nostro paese, ma “il federalismo diventa, da programma meramente politico, una prospettiva sotto la quale si vede e si interpreta il mondo. Si tratta della ricerca di unità nella molteplicità” (Carlo Moos)
di Giancarlo Paglierini