Un bilancio di Castro e della sua dittatura visto da un cubano esule politico da Cuba
Parodiando il brano del colombiano Jose M. Peñaranda ispirato a una leggenda popolare, chiamata “Hombre caimán” che poi assunse il titolo di “Se va el caimán” mi viene in mente, prima di descrivere brevemente l’esito della gestione-incubo chiamata castrismo, una riflessione. Se ne è andato il grande alligatore, ma rimangono ancora i “caimancitos,” sempre affamati di potere e dinastia. Dobbiamo, quindi stare attenti alle mosse che Raul Castro farà con le sue carte di cognome Castro, ormai istallate al potere, e che sono più di dieci: dai figli, il colonnello Alejandro Castro Espín, Mariela Castro fino al capo della guarda del corpo , il nipote dell’alligatore sostituto del massimo caimano che ormai se ne è andato non certo, per Barranquilla.
La morte reale e la morte annunciata molte volte del Saturno cubano mi produce certo sapore amaro, lo confesso. La notizia peggiore è che è morto nel suo letto nella sua casa-ospedale CIMEQ (Centro di Ricerche Medico – Chirurgiche ), che ha impiegato migliaia di ore e milioni di dollari per allungare il respiro del fantasma di Saturno in versione tropicale, senza che, prima, questi sia stato processato da un tribunale per crimini contro l’umanità.
Io particolarmente potrei saltare di gioia perché sono sopravvissuto alla sua crudele dittatura; però non è questa la mia natura. Questo non è il mio stile. Nonostante il sacrificio di coloro che hanno trascorso molti anni in carcere, feriti nella loro dignità, i morti, gli anziani ancora vivi che generosamente testimoniano gli orrori generati dal Saturno cubano, mi produce un sapore amaro sapere che in 58 anni, l’esilio che ha sempre avuto tale obbiettivo, tuttavia non sia riuscito a legittimare se stesso. Lasciamo comunque anche questo particolare alla storia, perché alla storia, a gran voce, molte volte urlando ho chiesto di venire a concedermi un poco di ragione.
Ha smesso di emettere il veleno che emanava il suo ego in ogni ossigenazione delle sue cellule, l’uomo che più danni ha creato a Cuba. Offro alcuni argomenti inconfutabili a tale proposito.
Una rivoluzione che, prima, durante e dopo ha prodotto migliaia di morti, tra cui mio padre. Una rivoluzione (con le gambe: le persone hanno vissuto nella confusione di vedere in un corpo creatore di falsa retorica e propaganda asfissiante, l’astratta immagine del fantasma della rivoluzione) che nel 1959, ha trovato un paese già inserito nel gruppo di decollo economico delle nazioni, secondo i parametri stabiliti dall’economista e storico nord americano W. Rostow W. Una rivoluzione che ha prodotto un esilio e una diaspora, equivalenti addirittura a un terzo della popolazione del paese. Una rivoluzione che ha esportato guerre dal Centro America, a partire dall0anno stesso 1959, fino allo Yemen, passando per Africa e Medio Oriente. Una rivoluzione la quale con i peggiori eufemismi e la censura ha negato, unico Stato nella storia, per 58 anni, l’esistenza di un’opposizione: per il Caimano e i suoi seguaci sono tutti criminali, se si tratta di persone umili, oppure mercenari, nel caso degli intellettuali o professionisti. Una rivoluzione come non si è mai vista, che ha separato centinaia di migliaia di famiglie, e che le separa anche nelle loro stesse case; il Castrismo è stato un centro per la generazione di odio. Una rivoluzione fantasma che è finita subito, nello stesso 1959, con le proprie immagine, definizione ed essenza, a partire delle esecuzioni, persecuzioni e prigionia, ma il suo fantasma ci ha perseguitato per più di cinque decadi. Castro è stato nella sua lunga – e lunga perché ha torturato tutti noi in modi diversi è una personalità mostruosa per le sue caratteristiche – una macchina di potere, senza scrupoli e pieno di invidia, e questa, genera il peggiore degli odi. Qui, nell’odio, Castro ha trovato i suoi fedeli: nell’argentino Che Guevara e nei suoi seguaci, in tutto il mondo; nell’Islam fondamentalista; e nei milioni di persone che nel pianeta soffrono di pregiudizi ideologici, adatti a trasformarsi in invidia, e di seguito in odio: Ecco la carta di trionfo, lo strumento di Castro nella guerra contro gli americani, odiati velatamente o apertamente da milioni di persone in tutto il mondo. Animati da basse passioni basse, incapaci dell’obiettività che deve avere un vero e proprio essere umano: la giustizia e l’imparzialità davanti al male dovunque esse appaia.
Suggerisco ai miei lettori il libro che scrissi, “Fidel Castro. L’abbraccio letale”: vi troveranno in dettaglio alcune delle argomentazioni qui riportate.
La morte di FC è stata annunciata dall’erede della dinastia, il fratello Raul, il giorno 26. Il 26 novembre, 2016. Il numero ventisei, doppio del 13: entrambe le date sono state utilizzate da Castro decine di volte nella storia per eseguire le sue manovre: una coincidenza o una causalità? Marxismo, gramscianismo o superstizione yoruba? Questo argomento appare nel capitolo V del mio libro.
Dove andrà a finire il Caimano? Non a Barranquilla. Secondo molti esponenti dei media e della politica italiana, andrà in Purgatorio: io invece sono sicuro che andrà a trovare – non nel Purgatorio – qualcuno dei sui amici della colombiana “guerrilla”, i cugini di coloro che in terra per mezzo di un referendum hanno ricevuto (piano del Caimano maggiore per far arrivare i violenti guerriglieri al governo in Colombia) un tondo: NO.
Se poi vi va di ascoltare “Se va el caimán”, lo trovate con questo link
Così potrete comprendere i sentimenti che oggi albergano nei cuori dei veri cubani, quelli di Cuba Libre
di Carlos Carralero