La generosità di Milano nei secoli
Crediamo di avere inventato solo recentemente l’assistenza sociale? La cura dei bambini infelici? Il rispetto per la donna? La tolleranza per gli errori d’amore? Errore, basta leggere il libro “Milano e il suo territorio” di Cesare Cantù.
Sin dal dodicesimo secolo gli ospedali del Brolio e di S. Celso si occupavano, tra l’altro, anche dei bambini esposti (abbandonati dalla madre alla nascita) che venivano allattati da nutrici. “Era pure stabilito che, trascorsi diciotto mesi dall’allattamento, si consegnassero a nutrici o custodi fuori dell’ospedale sino all’età di cinque o sei anni; poi si restituissero all’ospedale di San Celso, se pure esse nutrici non preferissero tenerli come figlioli… e perché le balie non mancassero ai loro doveri, si diede l’incarico ad un impiegato del luogo pio, col titolo di cavalcatore, di recarsi nelle campagne due volte l’anno (in aprile e ottobre) per accertarsi se prestavansi con amore al loro caritatevole ufficio, riferendo al capitolo”.
Nel 1579 vi erano piu’ di settecento esposti divenuti grandicelli, ed allora si stabilì che le ragazze che avevano oltrepassato i dodici anni “…si dessero a servire in città, o nel ducato, presso oneste famiglie, le quali si obbligassero in caso di matrimonio di dar loro una conveniente dote, stabilita poi in lire 200; ed affinchè non ne fossero frodate, risolse successivamente il capitolo (1644) che i padroni versassero la somma nel banco di sant’Ambrogio, intestandola alle figliole, le quali ne avrebbero esatti i frutti, ed il capitale in caso di matrimonio o di estremo bisogno …”
Tra sette ed ottocento, ad ogni esposto “..si sospende al collo una medaglia su cui è inciso il numero e l’anno in cui fu ricevuto, e si ferma con cordone di seta, in modo che non possa essere levata. Quando l’esposto esce affidato alle cure di privati, porta seco quella medaglia al collo, ed un libretto su cui le indicazioni di suo battesimo e di sua consegna agli allevatori.”
Nell’Imperiale Regia scuola di ostetricia, fondata nel 1767 “… circa ottanta allieve ricevono annualmente l’abilitazione al libero esercizio della professione di levatrice … dopo un semestre
di teorica ed un bimestre di pratica”. Possono alloggiare nella scuola come interne od essere esterne.
Nell’ istituto vengono accolte partorienti maritate e segrete. Le maritate possono entrare al nono mese, le segrete in qualsiasi momento ed andarvi “velate, mascherate, o rendersi in qualunque altro modo non conoscibili. E’ in loro facoltà di allontanarsi dallo stabilimento subito dopo il parto, oppure di rimanervi qualche tempo, come anche di condurre seco il neonato, o di lasciarlo nell’ospizio degli esposti” “.. non vengono mai richieste del loro nome, o molto meno di quello del padre del figlio, e quando venisse fatta qualche domanda sull’esistenza di una donna nello stabilimento, non ne viene data contezza a chicchessia. La dimora poi che una donna avrà fatto nell’istituto non potrà mai riguardarsi per prova legale contro la medesima. Ciascuna donna però ammessa nello stabilimento, se spontaneamente non voglia manifestare il proprio nome e cognome, deve scriverlo sopra un foglio, che viene suggellato, e rimane presso di lei, colla sola indicazione al di fuori del numero della camera o del letto che occupa. Nel caso che soccomba, questo foglio serve per istendere l’attestato della sua morte; diversamente essa lo riporta seco intatto all’uscire”.
A metà dell’ottocento in un carcere, chiamato Casa di correzione, stanno quattrocento
detenuti “.. tutti obbligati al lavoro di filar canape e lana per farne tele, panni, coperte ad uso delle carceri di tutta la Lombardia… del guadagno un terzo detraevasi a vantaggio del luogo, un terzo pagavasi mensualmente al condannato manufattore, e l’altro gli si accreditava per darsegli all’uscita. “
Codicillo climatico. Erano poche le case scaldate e d’inverno faceva un gran freddo. A metà dell’ottocento, a gennaio, la temperatura media oscillava tra meno 4 e meno 7!
Sarebbero stati contenti di avere un poco di effetto serra !
Ettore Falconieri