Anche nello scontro Uber-tassisti appare chiaro che certi problemi si risolvono con la trasparenza e la concorrenza
In questi ultimi giorni è apparso sui giornali il caso “Uber”: cioè un sistema di prenotazioni di auto a noleggio via smartphone che promette di essere una svolta nel sistema dei trasporti in città.
Infatti:
- permette di fare la prenotazione di una corsa attraverso il telefono
- di sapere in anticipo tempi di arrivo, tempo della corsa e costo
- di scalare il prezzo dalla propria carta di credito
- di avere a disposizione un’auto di lusso a un prezzo solo di poco superiore a quello di un taxi
Dovremmo anche notare che:
- questo sistema è in uso a Milano e Roma da parecchi mesi senza che nulla sia stato eccepito
- che è ormai utilizzato nelle maggiori città d’Europa e USA
- che, effettivamente, esiste un problema di interpretazione dei regolamenti: essendo auto a noleggio con conducente l’autista non potrebbe rimanere in circolazione, ma dopo ogni servizio rientrare in autorimessa e da lì ripartire
Dopo alcuni mesi (giusto in periodo elettorale) i tassisti hanno inscenato una serie di manifestazioni minacciando il blocco del traffico se non si fossero vietati i servizi di Uber.
Prontamente le autorità competenti si sono accorte dei problemi regolamentari ed hanno promesso di esercitare controlli particolarmente severi contro questi abusi.
Ci permettiamo di chiedere:
- perché in Italia i controlli vengono attivati (o si fingono di attivare) solo dopo una protesta con minacce di blocchi del traffico? Se il servizio è irregolare andrebbe subito sanzionato
- perché non si modificano dei regolamenti (tipo quello del servizio taxi) vecchi di decenni, palesemente inadatti ai servizi di una città del XXI secolo, penalizzanti per gli stessi tassisti?
- Perché, invece di fare la guerra a un servizio innovativo e più efficiente non si incentivano i tassisti ad aggiornare il proprio servizio (le prenotazioni avvengono ancora tramite centralino telefonico, i pagamenti per la maggior parti sono accettati solo in contanti)? Un servizio migliore a costi più ridotti sarebbe utile a tutti: sia ai cittadini sia agli stessi tassisti. Infatti continuando così il servizio sarà riservato a chi ha molti soldi o non può farne a meno (una corsa in taxi all’aeroporto di Malpensa costà più dello stesso volo; a Londra spesso vanno in centro con la metropolitana e tornano con i pacchetti in taxi: la corsa costa poco di più) diventando un lusso anziché un servizio pubblico.
La soluzione: un mercato libero. Cioè un mercato con delle regole precise (e aggiungiamo noi anche delle garanzie per i tassisti che, grazie al sistema delle licenze, spesso si sono svenati per acquistarne una) che garantiscano una concorrenza e una trasparenza uguali per tutti con un costo minore per gli utenti e un maggiore giro d’affari per tutti.
La soluzione che, guarda caso, è stata adottata in quasi tutte le città USA.
Angelo Gazzaniga