Trump e il “metodo Berlusconi”
Mentre il Caimano d’oltre Oceano Donald Trump sale alla White House nella reaganomics senza Reagan – con un patrimonio complessivo di 250 milioni di dollari al netto di 6 miliardi di debiti “troppo grandi per fallire” nei prestiti scadenti dei mutuatari inadempienti truffati dalla Goldman Sachs – raccolgo entusiasticamente l’appello dello scrittore-giornalista-sceneggiatore Enrico Deaglio sul nostro Berlusconi: “Si presentò come un buon imprenditore, ma non lo era. Era un palazzinaro molto brillante e versato nelle pubbliche relazioni, finanziato da capitali sporchissimi, che si era fatto strada corrompendo funzionari pubblici. La sua televisione commerciale aveva generato un grande cash flow e una spericolata finanza, addirittura più moderna di quella di Michele Sindona, in cui… lo sbocco politico appariva segnato. O voi sceneggiatori, storici, filosofi, magistrati, dietrologi e risentiti di ogni genere. Affilate le armi, perché un’era è terminata e occorrerà raccontarla, soprattutto nei suoi lati più oscuri”.
Ebbene, soprattutto nei suoi lati più oscuri è il cinismo degli psichiatri del livello di Jacques Lacan e di Liliana Dell’Osso a fornirci una preziosa chiave di lettura sulla patologia gravissima del “disturbo bipolare egosintonico” dapprima, e poi egodistonico – cioè vissuto tormentosamente – dagli artisti anti-sociali del calibro del “finanziere creativo” Michele Sindona, che rappresenta l’altra faccia del successo borderline dell’istrione fintamente liberista Berlusconi, e quindi del suo epigono in America Trump.
Il disturbo bipolare egosintonico nel senso del delirio di onnipotenza napoleonico dell’imprenditore senza capitali, nella “libertà del folle” (Lacan), si accompagna all’immagine (esterna) di buon imprenditore: proprio quando non lo si è, perché si preferisce la scorciatoia della violazione dell’etica calvinista del profitto alla fatica del successo. Consiste nell’agognare la rivoluzione liberale in politica – con la mitologia della discesa in campo – quando i capitali sporchi non si possono conciliare con un programma politico autenticamente liberale scevro dal ricatto di associazioni criminali. La fortuna dei Cavalieri senza regole sta nel non essere scoperti, perché se l’impalcatura narcisistico-immaginaria del self made a man costruitasi con lo storytelling – che è in realtà la maschera dello stadio infantile del “principio di piacere”– , viene smontata dall’Ambrosoli di turno nel ruolo di attivazione violenta tra Legge e Desiderio, i finti capitalisti precipitano in una depressione bipolare grave, che ha come unica certezza la violenza istrionica del vittimismo: “Io sono un perseguitato!” e persino il suicidio, o atti istrionicamente violenti nel “passaggio all’atto” della schizofrenia.
Andate a leggere il pezzo di Eugenio Scalfari “Se anche l’Fbi indaga all’italiana”: si scopre che il metodo Berlusconi ha vinto negli States. Siamo tutti keynesiani in trincea: da Sindona che chiede alla collettività di avere 250 miliardi di lire per ricapitalizzare la BPI quando è un groviglio di scatole cinesi che nascondono i capitali di tossicodipendenti, a The Donald che arriva alla Casa Bianca con 6 miliardi di debiti sui titoli salsiccia dei Credit Default Swaps: scommesse ad alto rischio sul fallimento dei clienti.
E’ questo “bipolarismo Eros-Thanatos” che deve preoccupare: perché esclude a priori la mediazione dell’Altro. Invece il liberismo classico di Adam Smith prevede che Steve Jobs sia espulso dal suo stesso consiglio d’amministrazione, nella “distruzione creativa” di Schumpeter/Lacan, che gli ha permesso tra l’altro di regalarci il dono della Apple; il desiderio scaturisce infatti dalla mancanza, e non dal “godimento illimitato”dell’azzardo morale.
di Alexander Bush