Spesso i conti andrebbero fatti dopo e non prima: la Grecia e Syriza ne sono un esempio
La situazione della Grecia era e resta drammatica.
In queste ferie bollenti (in tutti i sensi) lo spettro di un fallimento del paese è quanto mai incombente.
E tutto questo non per le macchinazioni di Schäuble, le incertezze della Merkel o degli altri partner europei; semplicemente perché la gestione dell’economia da parte di Syriza è stata fallimentare: una sciagura per la Grecia.
Durante la campagna elettorale Syriza si è comportato da perfetto partito populista: ha promesso di mandare a quel paese la famigerata Troika, di riassumere i dipendenti pubblici licenziati, di rifiutare qualsiasi taglio alle pensioni, di far pagare le tasse a tutti, di far rifiorire in pochi mesi l’economia e l’orgoglio della Grecia distrutti dalle politiche e dai cedimenti dei partiti di centro destra.
Inevitabile la vittoria elettorale con una schiacciante maggioranza: chi potrebbe rifiutare una promessa simile?
Ma tra il promettere e il fare c’è di mezzo un mare in tempesta. A Natale la Grecia stava avviandosi, sia pure faticosamente, verso una timida ripresa: era prevista una crescita del Pil del 1-2 %, si pensava ad un prossimo allentamento delle misure restrittive, le esportazioni erano in aumento…
Adesso, dopo sei mesi di estenuanti tira e molla, si prevede una diminuzione del Pil del 3-4 %, la Borsa è praticamente ridotta ad un lumicino, le banche hanno bisogno di un prestito di almeno 25 miliardi per sopravvivere, le industrie, grazie al controllo sull’esportazione di capitali, sono all’asfissia, chi può porta capitali all’estero, tutta l’economia si sta fermando…
Ovviamente, la situazione di chi è davvero indigente è peggiorata, i grandi armatori non hanno pagato un euro di tasse, la Troika è tornata ad Atene e la fuga di capitali sta diventando incontrollabile…
Forse l’unico lato positivo di tutto questo è in una lezione che sta sotto gli occhi di tutti: fare il populista è comodo e facile per acchiappare voti e consensi, ma è altrettanto impossibile poi mantenere promesse … da marinaio
Un monito per chi, anche in Italia, promette di uscire dall’euro per tornare ai fasti degli anni ’60, alla svalutazione competitiva dimenticando gli effetti devastanti dell’inflazione e il fatto che ormai siamo una delle economie più aperte in un mondo sempre più globalizzato…
Angelo Gazzaniga
Non sono d’accordo con la morale dell’articolo di Gazzaniga. Il problema è che l’europa (la minuscola è voluta) è tutto tranne che un’istituzione liberale, è, per dirla tutta, un fallimento ripugnante. E il bello (o il brutto) è proprio che, una volta entrati, non si può uscire più, la chiave della porta è stata buttata. A lei sembra una regola liberale ?