Nell’ottica auspicata da Libertates di un fisco semplice, trasparente e comprensibile e riassumibile in un unico concetto: ognuno paga in funzione di quanto guadagna, indipendentemente da quale sia la fonte del reddito (pago in funzione di quanto mi entra alla fine intasca e posso spendere).
In questa proposta particolare importanza ha la disciplina delle detrazioni:
ognuno dovrebbe poter detrarre integralmente dal proprio reddito le spese effettuate. Se io che ho un reddito di 1000 spendo 200 dal dentista il mio reddito sarà di 800 e su questo pagherò le imposte.
Invece attualmente le deduzioni per spese mediche (per esempio) sono detraibili solo per il 19% (eccedente la franchigia di 120 euro). Questo porta a un interesse reciproco a pagare in nero: il contribuente non detrae neppure l’importo dell’iva e paga le imposte su tutto il resto (che non fa più parte del proprio reddito); è conveniente pagare in nero risparmiando l’iva e chiedendo uno sconto; ovvio l’interesse della controparte.
In quest’ottica si potrebbe considerare un credito d’imposta nei casi in cui le spese detraibili superino il reddito di quell’anno e addirittura un’imposta negativa per i meno capienti (cioè il Fisco rimborsa la quota di spese eccedente il reddito.
Uno compito del legislatore sarebbe quello di indicare quali spese siano detraibili: ovvio, ad esempio, le spese mediche e non le spese voluttuarie.
Si otterrebbe così un sistema di detrazioni semplice, chiaro e soprattutto equo perché ugualec per tutti.
di Libertates