Il gran rifiuto di Luisa Cifarelli

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Lo scorso dicembre la professoressa Cifarelli è stata al centro di una forte polemica per non aver firmato come Presidentessa della SIF, Societa’ Italiana di Fisica, la dichiarazione finale di un simposio sui Cambiamenti Climatici tenutosi a Roma a fine Novembre. L’aver chiesto di declinare al condizionale qualche verbo ha fatto scattare gli immancabili attacchi, anche personali, ma non tutti per fortuna cavalcano l’onda.

Cara Professoressa Cifarelli,
vorrei esprimerti l’apprezzamento ed il sostegno di un fisico che non è un climatologo.
L’apprezzamento è per il coraggio nel sostenere una posizione fuori dal coro che cerca di riportare l’approccio ad un tema così scottante come i cambiamenti climatici ad un livello scientifico che non necessariamente si allinea con la dilagante onda del facile pensiero; il sostegno è per il veemente attacco cui sei sottoposta e che è condito da infondate accuse di incompetenza.
Ho letto che tu avresti osato “smentire senza alcun sostegno scientifico i risultati ottenuti e condivisi da migliaia di scienziati”: il riferimento è senza dubbio ai modelli climatici globali. Questi modelli sono forse la miglior interpretazione possibile, date le attuali conoscenze, del complesso sistema climatico del nostro pianeta: in essi sono riprodotti al meglio i fenomeni fisici noti alla base del clima e le loro interazioni; non lo sono in maniera completa e probabilmente non lo sono tutti. I molti parametri liberi di questi modelli sono stati ottimizzati per riprodurre le condizioni climatiche della seconda metà del XX secolo: è ben noto che hanno dei grossi limiti sia nel riprodurre il clima della prima metà dello stesso secolo, sia nel prevedere l’andamento della temperatura dell’inizio di questo secolo, rispetto alla quale mostrano un andamento palesemente divergente. Per non parlare delle difficoltà nel riprodurre, soprattutto alle latitudini intertropicali, fascia di massimo interscambio termico, l’andamento della T con la quota, che dovrebbe confermare la firma antropica sul riscaldamento globale, e la carenza di umidità nell’aria, feedback positivo necessario nei modelli per giustificare un importante aumento della T globale.
In definitiva mi pare che i limiti di tali modelli, ben noti alla comunità scientifica, siano tali da auspicare ulteriori necessari approfondimenti, senza che si debba per questo portare a supporto una teoria alternativa.
Mi risulta poi altra tua grave “colpa”, quella di “mostrare che la comunità scientifica è divisa”: qui deduco che il riferimento sia invece al supposto 97% di consenso sul riscaldamento antropico tanto sbandierato anche da rilevanti figure politiche. Decisamente qui non e’ necessario essere un climatologo per una semplice ma attenta lettura dello scritto che vorrebbe certificare tale consenso per scoprire che sulla base dei lavori sul clima degli ultimi 20 anni emerge che la maggior parte di questi non prende una posizione sulla responsabilità antropica del riscaldamento e che anzi la parte degli “indecisi” cresce col passare degli anni.
Su questo punto direi quindi che il tuo intervento ha semplicemente riportato la tematica alla situazione di reale confronto su una complessa tematica scientifica. Mi domando piuttosto da dove provenga questa forte necessità, stridente con la realtà dei fatti, di continuare a sostenere tale effimero consenso che tra l’altro, nel Paese di Galileo, risveglia ricordi non certo edificanti.
Un caro saluto,

Gianluca Alimonti
Docente di Fondamenti di Energetica all’Università degli Studi di Milano

 

Per documentarsi sulla vicenda cliccate qui.

Le motivazioni della mancata firma sono riportate al seguente link.

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