Il grande slam

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Il 19 aprile con abile mossa Alessandro Sallusti sul Giornale intervista Giuseppe Conte. Malgrado le smentite del direttore, è questo un preciso segnale inviato da Berlusconi al governo: se vi mancano i numeri per approvare il nuovo Mes Forza Italia, c’è. Primo segnale. Ovvio che se dovesse succedere che i voti di Forza Italia fossero indispensabili per far passare il provvedimento in Parlamento, significherebbe che la maggioranza di governo è cambiata. Quindi – sostiene Forza Italia- vogliamo qualcosa in cambio perché in politica nessuno fa il servo sciocco. Ma andiamo con ordine. Il 25 aprile, ricorrenza molto significativa per il nostro paese, ci sono due cambiamenti importantissimi sul fronte dei media: Molinari lascia la direzione della Stampa e diventa direttore di Repubblica e Giannini, già vicedirettore di Repubblica passa a dirigere la Stampa. John Elkan si è mosso; non solo, e ha sparigliato in modo imprevedibile ma calcolato, lanciando segnali molto precisi che si possono decifrare come coerenti o quanto meno sulla stessa linea con quella di Berlusconi che l’aveva preceduto con un’intuizione geniale. Occorre attrezzarsi per affrontare il futuro dopo Covid-19. Ma non è finita. I voti di Salvini sono in leggero calo; Giorgetti non segue più da vicino il segretario della Lega e si è ritirato nella sua casa di campagna, dalla quale invia segnali criptati a Zaia. Renzi segue attentamente lo svolgersi degli eventi. I 5 Stelle stanno litigando e, malgrado le rassicurazioni di Di Maio, c’è una fronda consistente decisa a non approvare il Mes. Si potrebbero quindi verificare riposizionamenti interessanti e inediti. Questi i fatti più recenti.

Conte continua nel frattempo la sua tattica di fare non fare, dire non dire, mediare, discutere, fare ripetuti annunci in conferenza stampa spesso pasticciati, in sostanza non decidere; e anche se ha ottenuto qualche risultato apprezzabile a Bruxelles, ha qualche problema a far digerire ai 5Stelle l’accordo già sottoscritto sul Mes. Quindi equilibrio instabile. Il governo è come un equilibrista che cammina su una fune tesa tra due grattacieli, che avanza molto cautamente: è sufficiente una brezza leggera per perdere l’equilibrio e cadere dalla fune. Soprattutto ci sono altri segnali provenienti dalle forze produttive del paese e non solo, che ritengono questo governo non all’altezza per guidare l’Italia in una ripresa-si spera- che sarà comunque lunga, dolorosa e non priva di sacrifici per tutti. Come può un governo composto di ministri spesso inadeguati, che è minoranza nel paese – la destra nel suo insieme si avvicina al 50 per cento- affrontare una simile sfida? Ecco quindi che è necessario preparare la strada per un governo più ampio e credibile, non subito, ma sicuramente dopo l’estate presieduto da un personaggio di alto prestigio che raccolga intorno a sé collaboratori di sicura capacità ed esperienza.

Si può dire che, contrariamente a quanto di solito si verifica nella strategia bellica, secondo la quale il comandante traccia la strada e l’entendence suivra, in questo caso l’entendence non seguirà il comandante ma lo precede. Cosa voglio dire? Che si stanno facendo le prove generali per sostituire questo governo e il suo primo ministro con un governo più autorevole e soprattutto più capace, nelle sua articolazioni ministeriali, di affrontare il post Covid-19, per guidare la nave Italia dopo la tempesta. Un governo non assillato dal consenso, in grado di portare a casa, oltre alla finanziaria, alcune riforme essenziali che o si fanno ora o non si faranno mai più: oltre alla sanità,giustizia, burocrazia, scuola, lavoro. Indispensabili per assegnare all’Italia una posizione credibile e salda in un rinnovato Occidente.

Ludovica Carlesi Manusardi

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