Una nuova logica Cencelli sta alla base della formazione dei governi. E’ quella che vede nominati rappresentanti di forze sociali o di espressioni di genere per assicurare la non ostilità al governo e presentare un esecutivo rappresentativo dal punto di vista del politically correct.
Come quello di Letta, anche quello del buon Renzi è un esecutivo non meritocratico e che sottintende una sorta di ingegneria finanziaria o sociale e sua successiva estetizzazione.
La prima è resa evidente da una utilizzazione del manuale Cencelli per sedare i potentati finanziari: un ministro viene dall’Ocse (internazionalismo), uno delle cooperative (partecipazione rossa dal basso), uno dalla Confindustria (assicurazione agli imprenditori), uno da Cl (assicurazioni al mondo cattolico e alla Compagnia delle Opere) e così via… Magari con qualche sbilanciamento; ma la logica è questa.
L’ingegneria sociale è, invece, evidentissima nella scelta “di genere”. La divisione 8 uomini e 8 donne è un chiaro segnale, come lo è, in senso discriminante, il richiamo esclusivo alla giovane età dei ministri. Ciò è curioso: a fianco ad aspetti di ingegneria sociale declinata con il manuale Cencelli (parità donne uomini, l’altra volta, con Letta, una ministra nera e questa volta una in dolce attesa) se ne affiancano altri che discriminano in base alla tendenza dominante (“solo giovani”, “il governo più giovane”…).
Giudico queste metodologie di formazione degli esecutivi discutibili e pericolose. In astratto un rispecchiamento totale tra esecutivo e corpo sociale potrebbe essere corretto; ma è un’utopia. Ogni individuo finirebbe per dover essere rappresentato perché ciascuno è una specificità di una raffinata ingegneria sociale; e dunque ciò non ha possibilità pratiche. Il rischio è di costruzioni sempre più arzigogolate di ingegneria sociale e di “affirmative acts” che l’esecutivo dovrebbe rispecchiare (un portatore di handicap, un figlio di analfabeti, una ragazza madre…). Quanto al primo aspetto (offrire alle principali lobby di pressione un rappresentante) ci proietta in una forma di governo all’americana, con deficit di rappresentanza democratica per i meno rappresentati.
In definitiva, un eventuale insufficienza del Governo Renzi cancellerebbe il mantra dei giovani come forza propulsiva (e forse anche delle donne) e rischierebbe di restituire forza ai Gattopardi. La via da seguire, infatti, era quella meritocratica che, in questo caso, doveva tenere uniti capacità politica e competenza tecnica. Se un ministro, magari bravissimo, passa con una telefonata fatta dal Quirinale mentre si presenta la lista dei ministri dall’Ecologia alla Giustizia, troppa meritocrazia non c’è.
Brux