Alcuni difetti della nuova legge sulla tortura
La legge sul reato di tortura approvata alla Camera è un concentrato di pericolosi errori politici e di sostanza.
E’ ideologica, perché dà per scontata una presa di posizione della già super ideologizzata Corte Europea di Strasburgo (la stessa che ha negato il diritto alla vita del piccolo Charlie Gard).
E’ propagandistica, perché serve ai sostenitori del governo Gentiloni come “fiore all’occhiello” in vista delle prossime elezioni, accarezzando il conformismo populista dei disinformati.
E’ pericolosa, perché sottopone gli agenti di polizia al ricatto di chi, invocando una presunta “minaccia psicologica”, si darà da fare per denunciarli e farli sospendere dal servizio. Gli agenti potrebbero essere messi di fronte alla scelta fra l’accusa di “omissione di atti d’ufficio” e quella ben più grave di “tortura”, e dunque essere tentati di non intervenire anche in presenza di reati.
E’ demagogica, perché renderà quasi impossibile distinguere, nei centri di raccolta per immigrati, chi fugge da persecuzioni, chi cerca un lavoro e chi pratica la criminalità (questi ultimi, anzi, saranno favoriti, potendo permettersi avvocati che regolarmente invocheranno la tortura psicologica sui loro assistiti).
E’ inutile, perché i reati del codice in vigore prevedono già una vasta casistica di garanzie per il cittadino di fronte all’autorità: dalla “violenza privata”, al “sequestro di persona”, ai “motivi abietti”.
E’ infamante per lo Stato italiano, che viene equiparato a regimi autoritari e totalitari.
E’ antiliberale, perché rientra nei casi tipici dei reati d’opinione (il giudizio sulla presunta “tortura psicologica” è rimesso alla interpretazione arbitraria del giudice, senza alcun riscontro oggettivo).
Per tutti questi motivi è necessario avviare una grande campagna per far comprendere all’opinione pubblica i pericoli di una legge sbagliata e populista, fino alla sua abrogazione.
di Dario Fertilio