Questa campagna elettorale ormai alla fine sembra una campagna a chi offre più bonus.
La palma di primo in classifica tra i partiti in questa strana gara spetta senz’altro ai Cinquestelle.
Hanno proposto bonus di tutti i tipi: dal bonus auto per chi cambia casa a seguito del terzo figlio al bonus per la ristrutturazione abitativa condivisa al fine di favorire i progetti di silver cohousing; dal bonus mare per sostenere il trasporto marittimo a corto raggio al sisma bonus fino ad una riforma del bonus aggregazioni per favorire l’integrazione tra aziende. Si invitano anche gli imprenditori a partecipare aggiungendo alle prestazioni dei welfare aziendali un «bonus solidarietà».
A parte il difetto sostanziale per cui il bonus va a tutti, così abbiamo visto le villette in montagna ristrutturate col 110%, le bici elettriche ai residenti delle Ztl o i monopattini ai figli di papà, a parte le truffe di ogni tipo nate da questi bonus sembra che i Cinquestelle abbiano introdotto un modo nuovo di fare le riforme: mentre la sinistra toglie ai ricchi per migliorare il welfare e la destra riduce le tasse per rilanciare l’economia loro propongono una raccolta di miliardi a debito per distribuirli sotto forma di versamenti diretti.
“gratifica” “abbuono” e “gratuitamente” sono i vocaboli più utilizzati.
Sembra però abbiano dimenticato una delle regole più antiche e più celebri dell’economia: “non esistono pasti gratis”. Qualcuno prima o poi pagherà (probabilmente i giovani).
Sembra di essere tornati alle politiche borboniche del Regno delle Due Sicilie quando il sovrano elargiva ai sudditi mance, carità e lanciava monete d’oro dalla carrozza nei giorni di festa.
di Angelo Gazzaniga