Come volevasi dimostrare: prima ancora che venga messa la prima pietra i conti del Ponte di Messina cominciano a lievitare.
Infatti già con questa manovra vengono stornati 3 miliardi dal fondo investimenti per il Sud e dirottati sul ponte di Messina. Si tratta di un giro conto all’interno della contabilità statale, ma pur sempre una sottrazione di fondi a quegli investimenti strutturali di cui il Sud ha tanto bisogno (basti pensare alle infrastrutture e agli acquedotti).
Il tutto a favore di un progetto, quello del Ponte, di cui non si capisce l’utilità: un’opera colossale e costosissima che non serve né al trasporto merci (perché per portarle da Palermo o Catania a Napoli o Genova è molto più conveniente la nave) né al traffico passeggeri (perché i turisti che arrivano dal Nord Italia o dall’estero non credo preferiscano risparmiare qualche ora in un viaggio di giorni in auto anziché utilizzare l’aereo).
A che serve allora? Forse a quella politica che pensa di più agli appalti per gli amici e alle cerimonie di inaugurazione che all’effettiva utilità del lavoro
di Angelo Gazzaniga