Non più di qualche settimana fa il Ponte sullo Stretto veniva magnificato come un’opera grandiosa che sarebbe costata 8,5 miliardi.
Dopo neppure un mese nel Def scopriamo che le spese preventivate sono già lievitate a 15 miliardi.
Viste le precedenti esperienze e le modalità degli appalti pubblici c’è da aspettarsi che alla fine saranno 30 o 40 miliardi.
Ma la vera domanda è un’altra: è stato fatto uno studio del rapporto costi-benefici?
Perché sinora ponti di questo tipo sono stati realizzati per unire entità importanti (basti pensare al ponte sul Bosforo, al ponte da Verrazzano di New York o al ponte tra la Danimarca e la Svezia) e certamente città come Messina e Reggio Calabria pur con tutta la loro storia non sono entità tali da rendere opportuno un ponte per collegarle.
È infatti evidente che i poli industriali da collegare sono Palermo e Catania da una parte e Napoli e Bari dall’altra. Città che distano tra loro centinaia di chilometri, collegate da strade in cattive condizioni e da ferrovie che definire antidiluviane è tutt’altro che offensivo. Esse sono tra l’altro tra i più importanti porti italiani.
Proprio per quest’ultimo motivo vien da chiedersi: non sarebbe più opportuno e decisamente meno costoso utilizzare quella via che l’Italia ha in maniera abbondante e gratuita: il mare?
Collegare Napoli e Palermo con traghetti che trasportano migliaia di tonnellate di merci è senz’altro meno costoso che utilizzare centinaia di tir che viaggiano su e giù per l’Italia oppure con treni che intaserebbero una linea già molto frequentata. A parte ogni considerazione su tempi e costi per rifare ferrovie e autostrade: a tutt’oggi la linea ferroviaria jonica è ancora a binario unico e a trazione diesel e l’autostrada Salerno-Reggio Calabria non è stata completata del tutto.
Per quanto riguarda invece il turismo crediamo proprio che i turisti del Nord Europa (o anche quelli dell’Italia settentrionale) preferirebbero sobbarcarsi migliaia di chilometri in auto una volta che sanno di poter risparmiare qualche ora grazie al ponte?
Si parla tanto in questi periodi di project financing, di partecipazione di privati ai costi in cambio dell’affidamento della gestione: ma sinora nessuno si è fatto avanti, segno che la gestione è comunque prevista in perdita.
Non sarebbe meglio destinare queste ingenti risorse al miglioramento delle strutture, delle scuole, degli ospedali del sud che versano in condizioni disastrose?
Perché non possiamo illuderci: la coperta è sempre corta, quello che utilizziamo per il ponte verrà sottratto da qualche altra parte
di Angelo Gazzaniga