Il precettore al tempo del coronavirus

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Che si ritorni ai tempi antichi?

Silvio Pellico precettore presso varie famiglie patrizie milanesi fino a quella del conte Luigi Porro Lambertenghi è stato per molti adolescenti di varie generazioni l’esempio di uomo retto, resistente alle avversità della vita. Franco Antonicelli anche lui per necessità -avendo guai con il regime di Mussolini – è stato precettore per alcuni anni del futuro presidente della Fiat, l’avvocato Gianni Agnelli. Quando la scuola pubblica chiude i battenti provvisoriamente come in questi giorni necessitano rimedi nuovi e perciò si chiede il ritorno dei precettori che soprattutto all’aria aperta diano lezione ai ragazzi in forzato riposo. Oggi ad esempio a Milano uno di questi – vestito in maniera bizzarra con il monocolo – ha creato un capannello di ragazzini a spasso nel Giardino Montanelli . Data la fioritura precoce di alcune piante lo strano signore ha spiegato le varietà e le curiosità dalle magnolie ai fiorellini di prato. Poi è intervenuta a sostenerlo la professoressa Alma Arbustelli del Biolab – il laboratorio del Museo di Storia Naturale – che ha spiegato alle ragazze e ai ragazzi la fotosintesi, l’impollinazione e la precocità dei germogli dovute al cambiamento climatico. Non c’è più la quercia di Eugenio Montale schiantata dal tempo. Una transenna custodisce i tronchi in putrefazione. Un bambino che gli gira intorno dice alla mamma che gli alberi non fanno figli ma nutrono i viventi. A questo punto dopo una breve pausa il precettore ha indicato ai giovani una statua di un uomo barbuto fusa dallo scultore Luigi Secchi. Nessuno ne
ha sentito mai parlarne ma è stato il primo direttore de La Lettura l’inserto culturale de Il Corriere della Sera. Poeta commediografo e scrittore Giuseppe Giacosa era il suocero di Luigi Albertini direttore dell’epoca del quotidiano di Via Solferino. Inoltre scrisse i migliori libretti d’opera del musicista Giacomo Puccini con Luigi Illica. Chi non conosce i versi de la Boheme che hanno fatto sognare tutti gli innamorati?
“Chi son? Chi son? Son un poeta
Che cosa faccio? Scrivo. E come vivo? Vivo
In povertà mia lieta scialo da gran signore
Rime ed inni d’amore
Per sogni e per chimere e per castelli in aria
L’anima ho milionaria
Talor del mio forziere ruban tutti
I gioiell due ladri, gli occhi belli”
Un’altra statua di un illustre sconosciuta la si vede tra gli alberi vicino al trenino dei piccoli. E’ quella del generale Giuseppe Sirtori un brianzolo che ha combattuto per la difesa di Venezia nel 1849 e poi è stato capo di Stato maggiore di Giuseppe Garibaldi nella spedizione dei Mille da Quarto di Genova a Marsala. Il Risorgimento e l’unità del nostro Paese dipendono da quegli uomini coraggiosi che credevano all’unicità della patria forgiata sulla lingua di Dante. Infine ecco la statua di Indro Montanelli giornalista morto alla fine dell’altro secolo. Con la sua indimenticabile macchina per scrivere Olivetti – antesignana del computer- è stato forse il miglior giornalista della sua generazione. Vicino a quel monumento il 2 giugno 1977 i terroristi delle Brigate Rosse lo colpirono alle gambe . Nonostante le ferite profonde Indro si aggrappò al cancello per non cadere quasi a significare che un giornalista con la schiena dritta non si piega di fronte a niente. Se il suo coraggio viene ancora ricordato oggi vuol dire che i giovani dovrebbero fare tesoro della storia e non intimidirsi di fronte a qualunque ostacolo rimanendo ottimisti. Le scuole oggi sono chiuse ma si può continuare a studiare con i precettori di passaggio.

di Filippo Senatore

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