Il premio Nobel Rubbia censurato sul cambiamento climatico

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Sulla causa dei cambiamenti climatici non c’è certezza, ma l’audizione di Rubbia alle Camere viene censurata.

Violenta perturbazione nel clima dei rapporti interni fra i fisici italiani, e addirittura fra questi ultimi e il resto del mondo, convenuto a Parigi per la recente conferenza sui cambiamenti climatici.
Un assaggio preliminare si e avuto con l’intervento del Premio Nobel Carlo Rubbia alla commissione ambiente congiunta di Camera e Senato risalente al 2014. In quella occasione il grande Charles ha sparato a zero su quelle che ritiene essere pure credenze in materia di clima. Sottolineando in partenza che il clima è sempre cambiato nel corso del tempo. All’epoca degli antichi Romani era leggermente più mite, ovvero più caldo, e le ciminiere e i vapori della prima rivoluzione industriale erano ancora al di là da venire. Successivamente si e raffreddato nel Medio Evo, all’epoca della cosiddetta piccola glaciazione. Non si e ancora compreso a fondo se le variazioni, che sono state osservate ultimamente, siano delle fluttuazioni, cioè dei processi reversibili di va-e-vieni, oppure se si tratta di una evoluzione, cioè di un processo irreversibile e senza ritorno.
Essendo uno scienziato di rango, Rubbia non poteva che finire con una nota ottimistica sulle possibilità offerte dal fracking, ovvero dal nuovo metodo di estrazione del gas. Non si era ancora conclusa l’indagine dei geologi italiani, che ha escluso del tutto la possibilità di applicare quella tecnologia in Italia.
Non resta quindi che aspettare i risultati delle future ricerche del Nobel sulla possibilità di bruciare idrocarburi senza provocare emissione di CO2.
Nel frattempo carbone e idrocarburi sono stati condannati e censurati alla recente conferenza sul clima di Parigi, in appoggio alla quale è stata fatta una pubblica dichiarazione sottoscritta da una serie di associazioni scientifiche e enti di ricerca. Mancava però , e continua a mancare, la firma della prestigiosa Società Italiana di Fisica. I motivi del gran rifiuto sono stati spiegati dalla presidentessa Luisa Cifarelli in termini strettamente epistemologici. Fin dai tempi di Galileo, il metodo scientifico si à basato su “sensate esperienze e certe dimostrazioni”. Secondo la presidentessa Cifarelli, alle scienze del clima mancano ancora le equazioni, che descrivono i cambiamenti climatici. Di conseguenza mancano le certe dimostrazioni. Una lettera aperta alla Cifarelli è presente su Libertates, alla firma di Gianluca Alimonti, col titolo: “Lettera aperta a Luisa Cifarelli”.
In carenza di certezze, c’è sempre l’ausilio della probabilità. E le interpretazioni probabilistiche sono un cavallo di battaglia fin dai tempi dell’origine della meccanica quantistica. Che però, a dispetto del suo probabilismo, riusciva a dare conto dei risultati sperimentali con precisione strabiliante. Una metodologia probabilistica è stata seguita anche nella recente scoperta del bosone di Higgs, con la saga del cosiddetto 5 sigma. Mentre le conclusioni probabilistiche relative al clima non hanno ancora la capacità di spiegare completamente la fenomenologia tipica dei sistemi cosiddetti complessi, o con troppe variabili da correlare.
Gli specialisti del clima respingono sdegnosamente anche le accuse di voler inquinare la pratica scientifica con indebite inclinazioni politico-ideologiche, coprendo cosi la mancanza di certezza intesa secondo i criteri canonici della ricerca. E si è aperta una querelle, ovvero una tempesta mediatica, rimbalzata sulle pagine dei quotidiani e sui blog.
In sostanza, tutto rimane come prima. La Società Italiana di Fisica è un ente istituzionale, che non eroga finanziamenti per la ricerca . E i sostenitori degli indirizzi di ricerca non particolarmente amati dalla Presidentessa Cifarelli, possono sempre ottenere i finanziamenti necessari dagli erogatori di risorse, che li hanno regolarmente sostenuti.
L’audizione di Carlo Rubbia alle commissioni congiunte di Camera e Senato:

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Lanfranco Belloni

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