Il referendum che avremmo voluto

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angelo
Quello che avrebbe dovuto essere un vero referendum democratico e liberale, agli antipodi di questo referendum che diventa sempre più un plebiscito

Noi di Libertates siamo da sempre sostenitori convinti del sistema referendario.
Per noi è, assieme alla possibilità di scegliere i propri candidati attraverso primarie aperte e certificate e di eleggerli in modo semplice e chiaro con un sistema elettorale uninominale e maggioritario, una delle espressioni fondamentali della democrazia diretta. Una democrazia che permetta al cittadino di essere davvero al centro delle scelte politiche.
Questo richiede:

  • la possibilità di avere non solo referendum abrogativi, ma anche consultivi (per conoscere il parere dei cittadini senza vincolare il potere legislativo) e propositivi (per permettere non solo di togliere, ma anche di fare delle leggi);
  • l’abolizione del quorum, perché deve valere la volontà di chi vota, restando libero chi non è interessato di astenersi non andando a votare
  • la possibilità di referendum limitati a certi territori
  • l’obbligo da parte del potere legislativo di prendere in considerazione i risultati del referendum entro un certo ben definito periodo di tempo
  • la possibilità di parte di un organo garante (quale la Corte Costituzionale) di controllare non solo la legittimità e la congruità del referendum ex ante, ma anche e soprattutto l’applicazione dei risultati da parte del potere politico.

Tutto questo permetterebbe ai cittadini di intervenire direttamente sia su questioni di interesse locale, sia su questioni che riguardano la vita stessa del Paese, soprattutto per quello che riguarda i valori morali (quali aborto, divorzio eccetera) e i valori fondamentali del sistema politico (quali leggi costituzionali ed altro).
Quale sia l’importanza dei referendum per una democrazia efficiente lo possiamo dedurre da quanto è successo in un Paese a noi più che vicino: la Svizzera.
In Svizzera esiste da sempre la consuetudine (spesso derisa o per lo meno guardata con sufficienza dai politici italiani) di ricorrere ai referendum come mezzo di consultazione diretta dei cittadini. L’utilità di questo metodo l’abbiamo potuta constatare direttamente nella soluzione di un problema simile: lo scavo di una mega galleria sotto le Alpi. In Italia la decisione, calata dall’alto, di fare la galleria del Frejus è stata accolta dalle popolazioni locali, che si sono sentite semplice oggetto di decisioni prese altrove, con una rivolta e comunque con un’ostilità diffusa. In Svizzera la decisione di procedere con il tunnel del Gottardo è stata approvata da ben tre referendum successivi, uno nazionale, uno regionale e uno locale: non solo non ci sono state proteste, ma lo scavo è stato visto come motivo di orgoglio da parte della cittadinanza che aveva approvato non solo l’opera, ma anche le modalità dello stesso.

Cosa avviene ora da noi per il referendum sulla legge costituzionale?
L’esatto opposto: un referendum che si è trasformato in un plebiscito, cioè in una scelta politica che coinvolge tutta la nazione.
Si è tornati ai bei tempi (!) di guelfi e ghibellini, di una nazione spaccata in due che vota per battere l’altro, per cui l’unico obiettivo è conquistare il potere, abbattere l’avversario politico, il nemico.
Ed ecco una campagna elettorale tutta incentrata su temi politici, in cui pochissimo si è cercato di spiegare e motivare il vero oggetto del contendere: la modifica alla legge costituzionale.
Ma per questo ci sono le elezioni: il momento in cui ci si confronta con i programmi, i progetti per il futuro della nazione.

In questo modo facciamo un cattivo servizio non solo a un Paese che ha bisogno di tutto, tranne che di lacerazioni profonde e incertezza sul futuro, ma anche al referendum, che diventa un’altra cosa, un plebiscito, una guerra di religione, un elemento di divisione e di lacerazioni e non un momento in cui i cittadini esprimono democraticamente il proprio giudizio su di una legge.
Da cittadini che giudicano e votano e non da sudditi che fanno guerre di religione.

di Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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