Sulla vicenda delle dimissioni dei parlamentari PdL sono stati (e saranno) versati i fatidici “fiumi d’inchiostro”
Tralasciando motivazioni, giustificazioni,accuse, interpretazioni tutte più o meno valide e condivisibili (a seconda delle convinzioni politiche di ognuno) vorremmo puntualizzare un aspetto che è stato poco o punto affrontato.
La crisi, cioè, che sta attraversando il “senso dello Stato” in Italia.
Per “senso dello Stato” noi intendiamo quell’insieme di rispetto per le istituzioni, regole scritte e non scritte della convivenza democratica, la convinzione che l’interesse degli altri, di quelli che vivono assieme a noi debba avere la stessa importanza dei nostri interessi personali.
Questo dovrebbe riguardare a maggior ragione i deputati in carica: essi vengono eletti dai cittadini e ricevono il mandato di rappresentare gli interessi dei propri elettori senza alcun vincolo di sorta (il famoso “vincolo di mandato”) rispondendo solo alla propria coscienza e ai propri elettori
E’ questo infatti uno degli elementi fondamentali che caratterizza una democrazia compiuta e “vera” (quale quelle anglosassoni).
Ve lo immaginate un Cameron che ordina ai Tories di dimettersi in massa?
E questo è quello che, purtroppo, è successo in Italia: i deputati di un partito si sono dimessi obbedendo all’ordine del “capo” (o forse si dovrebbe dire “padrone”?) che li ha nominati, ignorando il mandato ricevuto dai cittadini.
E se questo “senso dello Stato” non c’è tra chi dovrebbero rappresentare la nazione tutta, come aspettarcelo tra i semplici cittadini?
Solo con un’autentica cultura liberale (come quella da sempre propugnata dai Comitati per le Libertà) rispettosa dell’interesse dei singoli come di quello della collettività, riusciremo a far rinascere quel “senso dello Stato” che spesso manca in quelle culture statalista o peronista che tanto vanno oggi per la maggiore
Angelo Gazzaniga