La “vicenda Minzolini”, ovvero il suo siluramento dalla direzione del TG1 per motivi politici, può essere letta come simbolo di un’Italia che non funziona, e che difficilmente uscirà dall’attuale situazione.
La RAI è formalmente una SpA “privatizzata”: rispetta le regole di una società per azioni con bilancio, consiglio di amministrazione, regole e responsabilità tipiche di tutte le altre società di capitali private. Eppure non è mai stata così sottoposta al controllo dei partiti e non è mai stata gestita con regole così lontane dalla buona amministrazione.
In una qualsiasi società, un dirigente con risultati simili a quelli ottenuti da Minzolini (calo di quasi un terzo dell’ascolto) verrebbe licenziato senza troppe discussioni: invece il licenziamento avviene per motivi politici (il classico regolamento di conti seguito alla caduta di Berlusconi), mascherati da provvedimenti giudiziari. Intanto il giornalista (dopo aver speso con o senza autorizzazione, ma questo è un problema che riguarda la magistratura, quasi 65000 euro in un anno in ristoranti e alberghi) chiede per lasciare la direzione del telegiornale di essere inviato in una sede di suo gradimento (si parla di Parigi: con appartamento a disposizione e circa 500.000 euro di stipendio).
È evidente come i criteri di valutazione dell’operato dei dirigenti Rai siano ben diversi da quelli di una qualsiasi società che opera in regime di libera concorrenza: l’appartenenza e la fedeltà ai politici e non la produttività e l’efficienza: così è sempre stato e così, temiamo, sarà ancora per molto.
La soluzione, secondo noi dei Comitati, è quella di liberalizzare il servizio: il che significa non tanto privatizzare (che in Italia significa spesso vendere all’amico o al potente di turno per far cassa) quanto permettere alle singole reti di agire in regime di libera concorrenza, senza condizionamenti politici e soprattutto senza aiuti dati da canone o da leggi o regolamenti “ad hoc”. Il canone, infatti, dovrebbe servire esclusivamente a finanziare un’unica rete pubblica, dopo aver venduto le altre sul mercato ed evitando di creare nuovi monopoli. Una rete da utilizzare per scopi istituzionali, senza pubblicità, con controllo statale.
Ma attenti: i costi (e quindi i finanziamenti) di questa rete non dovrebbero superare la media dei costi delle altre reti: altrimenti, c’è da scommetterlo, in poco tempo ci ritroveremmo una RAI con una sola rete e con gli stessi costi di adesso.
Angelo Gazzaniga
Portavoce dei Comitati per le Libertà