Per le concessioni autostradali non si parla mai del problema principale
A partire dalla caduta del ponte Morandi è iniziato il balletto delle concessioni autostradali.
Le revochiamo tout court; revochiamo ma con un modesto indennizzo; le conserviamo ma loro devono ridurre i pedaggi; le conserviamo ma solo dopo il pagamento di una grossa multa; le conserviamo ma rifacciamo tutti i contratti.
Un’autentica ridda di ipotesi che si accavallano ogni giorno. Più che un problema che riguarda un elemento essenziale per una nazione moderna quale la rete dei trasporti autostradali, sembra di assistere a una trattativa degna di un suk (senza offesa per quei mercanti veri!): ognuno cerca di strappare qualche soldo in più.
Ma quello di cui non si sente parlare è il vero nocciolo della questione: ovvero i rapporti tra lo Stato che dà un servizio in concessione e le società che lo esercitano.
Compito dello Stato dovrebbe essere quello di stabilire le regole, mettere a gara i contratti e controllare che la gestione sia conforme a quanto stabilito. Se un concessionario sgarra incorre in penali o addirittura nella revoca della concessione.
Invece abbiamo visto come le concessioni siano state assegnate e prolungate senza alcuna gara, con contratti addirittura secretati (che siano un segreto di Stato?) , con impegni palesemente non mantenuti (lavori promessi per avere gli aumenti e mai fatti, manutenzione affidata agli stessi concessionari, eccetera) e come si prospetti una scelta tra una rescissione costosissima e lunghissima oppure un affidamento addirittura all’Anas (azienda ben nota per trasparenza, efficienza e onestà…).
Di bene in meglio!
di Angelo Gazzaniga