Quando si dice che uno degli scogli principali al riavvio dell’economia italiana è la burocrazia si scopre una verità lapalissiana. Sarebbe sufficiente un’occhiata a quanto emesso dall’inizio della pandemia: una decina di decreti legge, 39 circolari e 19 ordinanze del Ministero della Salute, 13 decreti della Presidenza del Consiglio, 35 ordinanze della Protezione civile più un numero incalcolabile di regolamenti, delibere, interpretazioni; al tutto andrebbero aggiunti i provvedimenti regionali eccetera. Risultato: nessuno è riuscito ad avere un’idea precisa di quello che si doveva fare o non fare.
Ma c’è un altro aspetto della burocrazia altrettanto, se non di più, soffocante: quello del linguaggio e della relativa chiarezza. Infatti le leggi possono anche essere efficaci, ma se esse sono incomprensibili, farraginose e scritte in un linguaggio incomprensibile, non cambia nulla: il muro della burocrazia, o meglio del burocratese, resta invalicabile.
Un esempio che non si sa se definire comico o tragico lo abbiamo avuto in questi giorni: nel decreto sulla cessione e affitto delle aziende dell’8 aprile: all’art 13 comma 9 è scritto: “all’art. 111, comma l, lettera a) del decreto legislativo 1 settembre v1993 n 385 le parole “euro 25.000” sono sostituite dalle seguenti “euro 40.000”. Il Ministero dell’economia e delle finanze adegua il decreto ministeriale 17 ottobre 2014 n 176 alle nuove disposizioni” e via di seguito.
Che significa tutto questo arzigogolo mentale? Che il limite del finanziamento al microcredito sale da 25.000 a 40.000 euro. Tutto qui.
Sarebbero state sufficienti una o due righe semplici e comprensibili a tutti, magari con la postilla che questa norma abroga e sostituisce le altre in vigore.
Quando si parla di sburocratizzazione non basta pensare a enti da sopprimere, procedure e competenze da semplificare, competenze da definire, ma occorrono anche leggi chiare, semplici e comprensibili da tutti: alla faccia dei mandarini della pubblica amministrazione.
E alla fine una proposta scherzosa: perché, visto l’italiano per lo meno zoppicante di tante leggi, non le facciamo prima approvare dall’Accademia della Crusca?
di Angelo Gazzaniga