Non si ferma l’ondata di proteste e violenze in Venezuela. L’opposizione si è rivolta direttamente all’esercito per chiedere l’apertura di un dialogo. Le forze armate si sono sempre schierate con l’erede politico di Hugo Chávez, il presidente Nicolás Maduro. Il presidente dell’Assemblea nazionale, Julio Borges, unico organo istituzionale controllato dall’opposizione, ha dichiarato: «Faccio appello al ministro della difesa, Vladimir Padrino López, affinché apra le porte a un dialogo sincero, anche all’interno delle forze armate». Non è la prima volta che l’opposizione cerca di aprire un dialogo con le forze armate per attenuare le tensioni e cercare soluzioni positive alla difficile crisi in corso.
Ogni giorno a Caracas ci sono numerosi tafferugli tra polizia e manifestanti, spesso con vittime: nelle ultime sei settimane si sono registrati 38 morti e centinaia di feriti. Questo mentre il confronto politico va avanti in maniera sempre più dura. Il procuratore generale, Luisa Ortega Díaz, ha denunciato il fatto che civili sarebbero giudicati da tribunali militari, in aperta violazione della costituzione. Ortega ha ricordato che «la costituzione garantisce che i civili siano giudicati dalla giustizia ordinaria». Critiche sono state lanciate anche dal segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani (Osa), Luis Almagro.
Il paese attraversa una gravissima crisi economica e sociale. Nell’anno appena trascorso — secondo i dati del ministero della sanità — 11.466 bambini sono morti prima di raggiungere il primo anno di vita, il 30 per cento in più dell’anno precedente. Tra le cause, figurano setticemia, polmonite, nascita prematura e difficoltà respiratorie. Lo stesso rapporto indica un incremento del 65 per cento della mortalità materna (legata a gravidanza o a parto) con 756 decessi nel 2016. Aumentati anche del 75,4 per cento i casi di malaria, una malattia che sembrava essere stata sradicata.
di Julio Nicoletti