Milioni di persone nel mondo sono colpiti dall’ansia. Che può essere chiamata anche in modo diverso: depressione, panico, paura, disagio psichico. Il cosiddetto “Male oscuro” (titolo di un bellissimo romanzo di Giuseppe Berto). Fallimento delle pillole o dell’eventuale terapeuta? Non si sa. Quel che si sa che “la tristezza dentro” dilaga. Un sito web americano, The Mighty, ha chiesto ai suoi lettori di spiegare il malessere. Estrapolo alcune risposte: “Non abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi come se fossimo matti, abbiamo bisogno di compassione”; “Solamente perché non lo capisci, non vuol dire che le mie paure non siano reali”; “Sono attaccata da qualcosa da cui non riesco a scappare”. E così via. C’è una sorta di inesorabilità di fondo. Tanto è vero che la frase più idiota che rivolgiamo talvolta all’amico triste è la seguente: “Dai, tirati un po’ su”. I fenomeni ansiosi, e simili, sono statisticamente più pericolosi quando fa caldo. Fateci caso: la cronaca nera s’arricchisce d’estate, e di molto. Mi chiedo: nei Paesi freddi, in Scandinavia per esempio, da tempo prevale il suicidio sull’omicidio. Tuttavia continua il boom di vendita dei polizieschi “de paura” , con un sacco di “ammazzatine (per dirla con Camilleri) che vengono da lassù. Sublimazione grazie alla scrittura o una sorta di scambio commercialmente felice? Oslo o Stoccolma, oltre il salmone, esportano la l’ansia o la morte. In varie confezioni.
Pier Mario Fasanotti