Un ricordo di Vladimir Bukovskij, primo presidente dei Comitati per le Libertà
E’ stato a Milano, nel 1999, che ho incontrato per la prima volta Vladimir Bukovskij, il nostro futuro Presidente generale, l’eroe della resistenza antisovietica, colui che ci ha appena lasciato all’età di 76 anni. Era un personaggio importante, un uomo capace di far fronte ai gulag e alle torture, eppure poco conosciuto in Italia e poco amato in Occidente, forse perché la sua sola esistenza suonava come un rimprovero verso l’inerzia dei più. Allora ho stabilito con lui un rapporto fondato sulla comunanza di ideali, e ne è nato il nostro movimento internazionale, i Comitati per le Libertà, da cui discende il sito Libertates. Eletto nel 2001 alla presidenza , il passo successivo è stato quello di istituire il Memento Gulag, la giornata alla memoria delle vittime del totalitarismo rosso. La data è stata fissata al 7 novembre, anniversario tragico della Rivoluzione d’Ottobre (secondo la denominazione del calendario giuliano). Celebrato per la prima volta a Roma nel 2003, e poi in varie città europee, il Memento Gulag è diventato l’occasione per denunciare tutte le sopraffazioni totalitarie, incluse quelle commesse dai regini comunisti ancora operanti.
Sull’onda di quell’impegno, Bukovskij ha concepito nel 2007 un piano ancora più ambizioso: candidarsi alla presidenza della Russia, convogliando tutte le forze contrarie al regime (Medvedev sarebbe stato eletto l’anno successivo). I Comitati per le Libertà gli avrebbero conferito – nelle sue speranze – un sostegno internazionale in grado di controbattere la propaganda ufficiale. Dopo una serie di battaglie legali, la sua candidatura purtroppo venne respinta con la motivazione formale che… risiedeva da più di dieci anni al di fuori della Russia.
Gli anni successivi lo hanno visto impegnato, dagli Stati Uniti a Israele, contro quelli che ha continuato a considerare gli inquinamenti ideologici delle sinistre occidentali. Il prezzo che gli è stato fatto pagare, negli ultimi anni della malattia, è stato l’orchestrazione di una grottesca campagna volta ad accusarlo di detenzione di materiale osceno (secondo le migliori tradizioni dei servizi segreti in odore di Kgb). Ma per paradosso, ora che la sua voce si è spenta, sarà sempre più difficile per i suoi nemici metterla a tacere. Quanto a noi, lo eleggiamo nei nostri cuori nostro Presidente per sempre. Buon viaggio, Vladimir, ci vediamo.
di Dario Fertilio