In Venezuela gli asini volano

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Perché i CinqueStelle pensano che Maduro sia la vera democrazia?
“Ma lo sai che il compagno Togliatti dice che gli asini volano?” “No, tu menti! Sei tu il solito borghese e servo del capitale che getta fango su Togliatti! Ma verrà un giorno che baffone…” “Non sto mentendo, ecco qui il titolo dell’Unità: il compagno Togliatti dichiara che gli asini volano!” “Beh, in effetti… bassi, ma volano”.
Questa barzelletta, che risale ai tempi d’oro del Pci, quando i compagni leggevano solo l’Unità e prendevano tutto quel che c’era scritto come verità di fede, appare solo relativamente come riferita ad un passato remoto. E’ vero che oggi l’Unità è fallita, più e più volte, che il Pci non c’è più e che il suo legittimo erede, il Pd, è ormai il partito della Nato, dei borghesi e delle banche, tutto quel che era associato, allora, alla Dc e ai partiti centristi. Ma resta la stessa voglia di illudersi e di prendere ordini su quel che si deve credere. Oggi non c’è più l’Urss, ma c’è il Venezuela. In Venezuela c’è un regime solo apparentemente democratico. L’ultimo barlume di legittimazione popolare e legale è stato spento con la rielezione di Maduro, un voto che tutti, tranne Maduro stesso, considerano illegale e fraudolento. Per il resto, il Venezuela era già da vent’anni avviato verso l’autocrazia, un regime espressione dell’ideologia di Hugo Chavez, ereditato da Maduro nel 2013. Da un pezzo il Venezuela è un paese povero, sempre più povero, che ripresenta, nel paradisiaco scenario caraibico, le stesse identiche scene della fredda Unione Sovietica: le code per il pane, la miseria dietro ad ogni porta, la corruzione dilagante, i soldi che sono ormai solo pezzi di carta. C’è una sola differenza: contrariamente all’Urss, in Venezuela si può ancora espatriare e la gente fugge, a milioni, affollandosi ai confini con la Colombia e con il Brasile.
L’elettore del “governo del cambiamento” questo lo sa? Solo una parte dell’elettorato di questo esecutivo giallo-verde ne è consapevole. L’elettore della Lega, in tutti questi anni, ha letto le storie raccapriccianti della vita misera dei venezuelani (e dei tantissimi italiani che vivono sotto il tallone di Maduro) su Libero, Il Giornale e La Verità, più tanti altri siti e blog di cui si fida. L’elettore del Movimento 5 Stelle, invece, si è convinto che il Venezuela di Maduro sia un modello economico funzionante e da importare. Lo dicono alcuni blogger del Fatto Quotidiano, lo leggono su Byoblu, su L’Antidiplomatico e su altri siti di “informazione alternativa”, quelli che esordiscono con frasi del tipo: “tutti vi mentono, solo noi vi diciamo la verità” e dunque devono essere necessariamente veritieri. Gli elettori gialli e verdi, fino a questo mese, non hanno avuto questo problema, anzi si sono mostrati d’amore e d’accordo nel denunciare complotti della Francia e manovre ordite dall’Ue contro l’Italia. Ma adesso che il caso Venezuela è scoppiato, a quale verità devono credere?
Matteo Salvini, incontrandosi con esponenti della comunità italiana in Venezuela, ha descritto il regime di Maduro come una dittatura “che affama e terrorizza”. Ma sul fronte del Movimento 5 Stelle, Alessandro Di Battista (la voce del Movimento che grida nel deserto) insiste nel dire che in Venezuela non c’è una dittatura, ma un presidente eletto dal popolo, che quella in corso nelle ultime settimane non è una rivoluzione popolare, ma un tentativo di golpe organizzato dagli Usa. L’elettore grillino non crede nemmeno che in Venezuela si stesse poi così male. D’altra parte lo aveva detto anche Ornella Bertorotta, che nel suo viaggio a Caracas, nel 2017, agli italo-venezuelani che si lamentavano delle condizioni di vita nel paradiso socialista rispondeva: “Pensate che anche in Italia si sta male, ci sono tanti giovani senza lavoro a causa delle scriteriate politiche del governo Renzi, abbiate un po’ di empatia. E diciamo che ci sono anche cose buone in Venezuela come il programma di musica nelle scuole”.
Ma anche l’elettore della Lega è combattuto. In Venezuela si stava bene o si stava male? La rivoluzione in corso è del popolo o della Cia? Salvini dice cose ben precise contro il dittatore Maduro, ma la Lega, al Parlamento europeo, si è astenuta sul voto contro Maduro, proprio come i grillini (e un pattuglione di eurodeputati del Pd). E poi c’è Putin, che piace sia ai gialli che ai verdi di governo, che ha detto il suo “no” al riconoscimento di Guaidó, strilla e sbatte i pugni contro “l’interferenza americana” e denuncia il “golpe”. E Putin è in ottima compagnia in Italia, perché una rete di blogger, influencer, giornalisti indipendenti, geopolitici, sedicenti filosofi e opinion maker, si è già messa all’opera per diffondere nel Web, la versione dei fatti secondo il Cremlino: c’è un colpo di Stato in Venezuela voluto dagli Usa per impossessarsi del petrolio venezuelano. Da notare che fino a ieri, gli stessi opinionisti ritenevano che gli Usa volessero destabilizzare il Medio Oriente perché “ormai sono diventati esportatori di petrolio” e quindi “non vogliono concorrenti”. Adesso, come per magia, gli Usa sono tornati ad essere paese importatore e quindi ricominciano a organizzare golpe nei paesi produttori per impossessarsi del loro oro nero. Ma d’altra parte la memoria dei lettori, così come quella degli elettori, è molto breve e nessuno nota la contraddizione. Adesso possono anche permettersi di dire che la stessa crisi economica venezuelana non c’era, ma se c’era era sicuramente da imputare alla destabilizzazione americana (e non alle politiche di Chavez e Maduro).
Gli effetti si vedono bene, per chi li vuol leggere: nei commenti ai quotidiani, nei social network, su tutti i forum online, branchi disorientati di elettori leghisti, quelli che fino a ieri inorridivano di fronte all’esperimento socialista di Chavez, oggi dicono che è tutta colpa della Cia, che fino a ieri in Venezuela non si stava poi così male, se si stava male era colpa di un complotto americano, che oggi Maduro non sta particolarmente simpatico a nessuno, ma l’importante è che gli Usa stiano fuori dal Venezuela, perché se no si finisce come in Libia (dove il regime di Gheddafi era un giardino svizzero e poi sono arrivati gli americani…). Oggi in Venezuela gli asini volano. Bassi, ma volano.

di Stefano Magni

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