ITA: UN FALLIMENTO ANNUNCIATO?

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Ita non ha ancora iniziato il suo percorso di compagnia aerea che già sono apparse le prime nubi perché:

  • Già a partire dal nome: sarà anche stato pagato chi ha scelto quel nome e quella livrea? Quale appeal può avere un nome così banale e un marchio che ricorda la bandiera ungherese anziché quella italiana
  • Per essere una compagnia low cost nasce con una struttura di costi troppo elevata (un biglietto Milano-Parigi è stato messo in vendita a 150€ quando la stessa tratta con Ryanair costa 35/40€). Il motivo è evidente: in Ita sono previsti il quadruplo di personale di terra rispetto a Ryanair (in rapporto ovviamente al numero degli aerei: 45 contro 300)
  • Come compagnia a lungo raggio semplicemente non ha aerei: 7 contro le decine delle altre compagnie europee (o centinaia di Lufthansa)
  • Ben pochi della vecchia Alitalia hanno fatto domanda per essere assunti. Preferiscono evidentemente continuare con la vecchia situazione di cassa integrazione all’80% dello stipendio (dal 2008!), prepensionamenti a 55 anni e tutto quell’assistenzialismo che ha già portato tre volte al fallimento Alitalia.
  • Già ci sono le avvisaglie di pressioni da parte dei soliti politici che, preoccupati delle conseguenze elettorali, vorrebbero garanzie di future riassunzioni indipendenti dai risultati.
  • L’unico “asset” per la compagnia, diciamolo chiaro, sono i diritti da atterraggio a Fiumicino e soprattutto a Linate, aeroporto al centro di una delle regioni più ricche d’Europa.
  • È fuorviante affermare che Ita nasca come compagnia di bandiera: la vera compagnia di bandiera italiana è ormai Ryanair che copre tantissimi aeroporti con costi decisamente competitivi

Quale prospettive allora? Se non si vuole vivere di illusioni, che sono forse politicamente utili, ma sicuramente disastrose dal punto di vista economico; se non si vuole trovarsi di fronte tra qualche anno (pochi) a una riedizione della vecchia Alitalia che è costata a noi contribuenti 12 miliardi per coprire il 20% scarso del traffico nazionale e per dar lavoro a 2500 dipendenti in tutto, sarebbe il caso di considerare da subito la fusione (o meglio dire la cessione) a una grande compagnia (Lufthansa?).
Sarebbe la soluzione cercata anni fa per una compagnia di grande nome e prestigio: la Swissair che era a sua volta fallita. Una volta chiusa e rinata come costola di Lufthansa ora possiede 90 aerei e macina utili.
Alla realtà bisogna guardare in faccia: vivere di promesse e di sogni può essere pericoloso

di Angela Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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