Con la vendita di Ita a Lufthansa si chiude (almeno per ora) una vicenda emblematica di come si è intesa e ancora s’intende la politica industriale in Italia.
Politica che semplicemente non esiste: mancano prospettive a lungo termine, progetti e linee guida.
Infatti vent’anni fa Berlusconi bloccava la trattativa di vendita dell’allora Alitalia a Air France adducendo il motivo (non del tutto peregrino) che un Paese come l’Italia non poteva permettersi di non avere una compagnia di bandiera.
Da allora si sono succedute tre diverse compagnie, tutte praticamente fallite, che sono costate agli italiani qualcosa come 13 miliardi di euro.
Ed ora che fa un governo anche lui di centro-destra?
Esulta perché finalmente siamo riusciti a vendere Ita alla Lufthansa con un introito complessivo di 829 milioni (a fronte di 13 miliardi di spesa).
Dobbiamo dedurne che in vent’anni ci siamo accorti che una compagnia di bandiera non serve all’Italia (perché è evidente che Lufthansa farà i propri interessi)?
Oppure che un’azienda a partecipazione statale proprio non riesce a funzionare?
Un esempio, questo, lampante di una politica industriale che segue le spinte politiche del momento, che ha il desiderio di compiacere tutti, e soprattutto di ottenere consensi, intervenendo quando ormai le situazioni sono precipitate e l’azienda è al collasso: cioè di una politica fallimentare.
Questo di Alitalia-Ita è un esempio di come la mancanza di una politica industriale degna di questo nome sia un danno gravissimo per un Paese come il nostro.
di Angelo Gazzaniga