Di fronte all’invasione della Crimea da parte di Putin in nome della “sovranità limitata” dei tempi dell’impero sovietico e della “zona di interesse” dei tempi dell’impero zarista, risalta il silenzio (o forse meglio l’accondiscendenza) dell’Europa e in particolare dell’Italia.
È questa, però, una reazione (o meglio non reazione) giustificata: è la reazione del drogato nei confronti del pusher. Lo accusa dei peggiori delitti, lo disprezza ma alla fine è costretto ad obbedirgli se non a ringraziarlo.
Tutto ciò perché l’Italia è il paese europeo che maggiormente dipende dal gas per il riscaldamento, l’industria e la fornitura di energia elettrica (circa il 65% del fabbisogno energetico deriva da combustibili fossili). Questo gas viene importato per un terzo dalla Russia, un terzo dall’Algeria, il resto dalla Libia: visto che le forniture da Libia e Algeria sono a rischio per la situazione politica di quei paesi non si può non notare come la fornitura di gas russo sia indispensabile per garantire il funzionamento di tutto il sistema economico italiano.
Ci sarebbe la possibilità di importare il gas liquefatto di provenienza americana: approvvigionamento sicuro e addirittura meno costoso, ma occorrono per questo gli impianti di degassificazione che in Italia esistono solo sulla carta tranne quello (vecchissimo) di Panigaglia e quello di Rovigo.
Risultato: basta che Putin accenni alla possibilità di chiudere il rubinetto perché l’Italia si allinei prontamente e in silenzio
Angelo Gazzaniga