Gli Stati Uniti sono conosciuti come il Paese dove il liberismo, la libertà individuale, il libero mercato, la concorrenza sono sacri: da due secoli sono valori sanciti dalla Costituzione e ritenuti valori fondanti di quella democrazia. L’Italia è invece il Paese delle leggi, dei regolamenti, dell’intervento statale nell’economia, della burocrazia: il Paese dove concorrenza, libero mercato e libertà d’impresa sono considerati spesso come elementi negativi o antisociali.
In questi giorni abbiamo appreso due notizie:
- Negli USA la banca JP Morgan è stata messa sotto processo perché in Cina ha assunto dei figli di ministri per ottenere agevolazioni in alcune operazioni. La legge sul divieto di “bustarelle” del 1977 punisce qualsiasi assunzione di persone che non siano adatte al ruolo anche se questo può essere utile all’azienda
- In Italia il figlio del direttore della Consob, Cardìa, dopo essersi licenziato dalla Fonsai del 2011, ha percepito nel 2012 come consulente della stessa Fonsai 1,2 milioni di euro. Per chi non lo sapesse compito della Consob è quello di vigilare sulle società per azioni, in particolare quelle più importanti sul mercato (come ad esempio la Fonsai, la seconda assicurazione in Italia): nel frattempo la Fonsai è fallita e la Consob in dieci anni non si è accorta di nulla…
Quello che nel Paese del liberalismo non è stato tollerato, viene ammesso tranquillamente nel Paese dei controlli, dei regolamenti dei giudizi negativi sulla libertà d’impresa.
Non servono leggi a valanga, serve una modifica culturale: che gli italiani si considerino (come sostengono da sempre i Comitati) cittadini che hanno il diritto-dovere di controllare e decidere come vengono spesi i loro soldi e applicate le leggi, e non come sudditi che assistono impotenti e disinteressati a operazioni disinvolte e truffaldine.
In sintesi: un’economia liberale come quella americana e non un’economia buro-statalista come la nostra.
Angelo Gazzaniga