La Banca d’Italia ha appena pubblicato le sue statistiche sull’andamento dei conti pubblici italiani.
Sono pochi, ma significativi, numeri:
- il deficit previsto è del 2,5% del Pil, restiamo con ciò ampiamente al di sotto delle prescrizioni comunitarie. Non dobbiamo dimenticare che l’anno scorso il deficit è stato del 3% mentre quello della Spagna è stato del 7% e quello della Francia del 4%. Ciononostante l’attenzione della UE è sempre concentrata sull’Italia ritenuto (non a torto probabilmente) un Paese inaffidabile dal punto di vista della serietà politica
- l’avanzo primario è previsto al 2,9% del Pil, cioè le entrate saranno superiori di quasi il 3% rispetto alle spese. Un trend che continua da almeno un decennio e che colloca, occorre dirlo, l’Italia tra i Paesi più virtuosi della UE. Infatti negli ultimi decenni l’avanzo primario dell’Italia è stato simile a quello della Germania)
- le spese per interessi saranno il 5,4% del PIL, dunque l’avanzo primario, (cioè tutti i sacrifici che l’Italia sta facendo, tutti i risparmi spesso così drammatici per tutti noi) riesce a coprire poco più della metà degli interessi da pagare
- il debito sarà del 132,7% del PIL: rispetto al debito dell’anno scorso ci sarà una riduzione del 0,2%: una goccia nel mare.
Queste poche cifre indicano come i veri problemi dell’Italia siano due:
il debito pubblico e il tipo, non la quantità, della spesa.
Non è vero che spendiamo troppo (anzi spendiamo meno che altri Paesi d’Europa) solo che spendiamo male e in maniera irrazionale.
Ed è il nostro debito pubblico che soffoca la ripresa: 90 miliardi l’anno vanno in spese finanziarie anziché in investimenti.
Cosa fare?
- Quanto al debito pubblico occorrerebbero misure drastiche per il suo abbattimento, altrimenti con questi ritmi ci vorranno 40/50 anni per tornare a livelli sopportabili: vendita di beni pubblici, patrimoniale, “haircut” (taglio) dei BOT? Sono tutte misure impopolari e ben poco liberali, ma forse per uscire una volta per tutte da questa situazione è necessario uno sforzo di tutti: un piccolo sacrificio per ognuno, può essere un grosso aiuto per tutti quanti: naturalmente a condizione che i primi a essere tagliati siano i costi della politica e della burocrazia e che i risparmi vadano effettivamente a ridurre il debito.
- Per una spesa più razionale ed efficiente sarebbe sufficiente applicare quanto da sempre auspicato dai Comitati: federalismo fiscale, democrazia diretta, semplificazione della burocrazia; tutte iniziative che permetterebbero un controllo più diretto dei cittadini.
Angelo Gazzaniga