Considerazioni e confronti dopo la lettura di “Aria di Bog”
Dario Fertilio, scrittore, e Fabio Sironi, illustratore (collaboratori entrambi di ‘Libertates’ ) dialogano a proposito de “L’aria di Bog” ( La Vita Felice), fiaba moderna che narra di un bambino, in un’isola della Dalmazia, scenario delle sue prime ansie, gioie e paure. L’esperienza vale come memoria anche per l’età adulta (precisa Fertilio ). Sorge spontaneo l’accostamento con l’altra fiaba per adulti ( e bambini ), “Il Grande Gigante Gentile”, dove la piccola Sophie è protetta dal Gigante buono in una Londra notturna, dentro l’”Ora delle Ombre”, e fuori di essa contro i Giganti divoratori mastodontici, emblema del male.
Prendendo spunto dal racconto per ragazzi dello scrittore britannico Roald Dahl ( cui si può accostare il racconto dalmata-italiano ), il regista Steven Spielberg, già autore del favoloso “E.T.- L’extraterrestre”, degli “Incontri ravvicinati di terzo tipo”, del drammatico “Schindler’s List”, dell’amaro “A.I.: Intelligenza artificiale” o dello storico “Il ponte delle spie”, fa pronunciare a GGG una frase significativa: “Non so più che consiglio dare in un mondo matto”. E ci consegna la magia dell’ Albero dei sogni, in cima alla collina, sotto la splendida volta celeste trapunta di stelle, là dove si recano la piccola Sophie e il Gigante gentile, nel momento culminante del film.
Come dire che ci salva ancora il “senso del celeste”, l’essere i poveri uomini “assetati d’infinito” ( ‘Drinkers of Infinity’, aveva detto Arthur Koestler ), in un mondo che sembra proporre, per più versi, la “Fuga dall’umano”.
di Giuseppe Brescia