La Apple e la truffa irlandese

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Bisogna sempre essere attenti a non confondere un’economia liberale con una liberista, come insegna il caso Apple

La recente vicenda della Apple, accusata di aver pagato tasse minime grazie a un accordo con l’Irlanda, fa sorgere una riflessione su cosa sia da considerare liberale nel difficile e spinoso campo dell’armonizzazione fiscale.

  • dovrebbe essere assodato che ogni Stato possa decidere e applicare un’aliquota di tassazione liberamente scelta ai prodotti venduti nel proprio interno. È il principio liberale che ognuno si può comportare come crede purché non danneggi gli altri. Principio che si può applicare agli individui come ai singoli Stati. Pertanto uno Stato A dovrebbe poter scegliere l’aliquota con cui tassare i beni (di qualsiasi provenienza e di qualsiasi produttore) venduti sul proprio territorio. In questo modo uno Stato potrebbe incentivare alcuni prodotti a scapito di altri: nel caso, nulla osta che l’Irlanda rinunci a riscuotere tasse sulle vendite dei telefonini per permetterne una più larga diffusione
  • altrettanto evidente è il fatto che queste misure debbano essere applicate in maniera uguale per tutti i prodotti di qualsiasi provenienza. Se l’Irlanda applica ad Apple un’aliquota e alla Samsung (ad esempio) un’altra non si può parlare né di liberismo né di liberalismo, ma semplicemente di misure dirigiste e protezionistiche…
  • diverso è invece il caso in questione. Qui l’Irlanda applicava un’aliquota preferenziale non ai prodotti Apple venduti nel proprio paese, quanto all’attività finanziaria della multinazionale americana che poteva, in questo modo, far figurare come venduti (o meglio transitati) in Irlanda telefonini prodotti in Cina, gestiti in America e venduti in Italia. Si tratta in questo caso di un esempio di economia selvaggia, o meglio liberista: ossia di un’economia libera da qualsiasi vincolo, un’economia retta dalle legge della giungla, dal “vinca il migliore” o meglio dal “vinca il più forte, il più furbo o il più scorretto”.

È insomma una visione non liberale (come noi vorremmo) ma selvaggia dell’economia: un mondo senza regole in cui il semplice cittadino paga tasse altissime per avere i servizi dello Stato, quegli stessi servizi che una multinazionale utilizza praticamente gratis.
A nessuno di noi piace pagare le tasse: ma almeno che servano ad avere servizi efficienti ed, eventualmente, aiutare chi ha più bisogno di noi: non a incrementare gli utili di una multinazionale…

Angelo Gazzaniga

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Angelo Gazzaniga
Presidente del Comitato Esecutivo di Libertates. Imprenditore nel campo della stampa e dell’editoria. Da sempre liberale, in lotta per la libertà e contro ogni totalitarismo e integralismo.

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