“L’acqua pubblica senza profitti è un diritto”
Era lo slogan preferito nel referendum del 2011 non, si badi bene, sulla privatizzazione (e quindi sulla concorrenza) dell’acqua, ma della distribuzione dell’acqua.
Ecco i risultati dopo 10 anni con la crisi idrica alle porte:
- il 47% dell’acqua fornita dagli acquedotti pubblici va dispersa. Cioè per ogni litro che arriva a casa nostra quasi altrettanto va a perdersi
- In Italia l’11% dell’acqua piovana viene raccolta in appositi invasi, contro il 40% della media europea
- Il consumo d’acqua pro capite è il più alto d’Europa e il costo è il più basso. Ciò provoca sprechi, abusi e uso indiscriminato specie in agricoltura: perché risparmiare acqua quando costa pochissimo?
Adesso occorre correre ai ripari, ma occorrono anni, soldi (che non ci sono) e soprattutto capacità da parte dei comuni (cosa ancora più rara) per far funzionare il tutto. Allora spuntano progetti (Genova, Taranto per esempio) di grandiosi impianti di desalinizzazione costosi ed energivori.
Quando sarebbe stato sufficiente mettere in concorrenza la distribuzione: uno stimolo necessario per avere un servizio più efficiente.
Ma, si sa, per tanti, troppi solo il monopolio pubblico funziona…
di Guidoriccio da Fogliano