Alla luce della storica visita di un Presidente USA i cubani scoprono di non essere mai stati marxisti-comunisti, ma solidaristi alla Marti.
Barak Obama ha deciso un passo non di poco conto, comunicando la sua visita a Cuba. Naturalmente è alquanto significativa questa visita dopo 54 anni di rottura di rapporti diplomatici, e anche perché l’ultima visita di un presidente USA a Cuba risale a più di 70 anni fa. Ma è significativa soprattutto perché’ si tratta del rappresentante della superpotenza imperialista coi rappresentanti di quell’unico pezzo di mondo che ha resistito alle pressioni e minaccie dell’imperialismo per tutti questi anni.
Ma in realta l’aspetto piu’ significativo dell’incontro sta nei due tipi di societa’ completamente opposti; e cioè la società’ che ha come principio guida la concorrenza sfrenata, con la societa’ che ha rifiutato il concorrenziale per adottare come principio guida la solidarietà sociale.
Il sistema cubano si differenzia da quello socialista europeo non perche’ sia caraibico, come sostenne qualcuno, ma per non basarsi sulla superiorita’ del socialismo “scientifico” leninista, che era il principio guida dei socialismi europei, bensi su un sistema totalmente umanistico la cui base risiede nel pensiero di Jose’ Marti.
I cubani naturalmente si chiesero durante gli anni della rivoluzione che tipo di societa’ volessero, e tra la concorrenziale e la solidale, e scelsero quest’ultima, con qualche dubbio in più tra le giovani generazioni, ma non piu’ di tanto. Alla fine non e’ poi tanto male un sistema che ti garantisce l’esistenza, senza gli affanni della societa’ competitiva.
Chavez, ad esempio, in Venezuela con la rivoluzione bolivariana ha fatto un sistema misto, tra concorrenziale e solidale, però con la predominanza della polica sulla economia, ossia con lo Stato che orienta e vigila sull’economia. Moreales in Bolivia e Correa in Equador, hanno fatto uguale, cosi pure Nicaragua e Salvador. E cioè, Cuba non è più sola, tant’e’ che hanno dovuto riammetterla nella OEA, (Organizacion de los Estadod Americanos), dopo averla espulsa 50 anni fa. Gli Usa si sono trovati davanti al dilemma: o espellere tutti gli altri che hanno seguito Cuba, ma sarebbero rimasti in pochi a riammetterla.
E qui sta anche il perché della visita di Obama. Il quale probabilmente sa che è stato eletto solamente per ridare una immagine agli USA, perduta tra le torture di Falluya e i fallimenti bancari newyorchesi, e quindi tanto vale, avrà pensato, che tolga anche questa ragnatela storica..
Credo che non si illuda di riportare proprietà statunitensi in Cuba, i cubani ci tengono troppo alla propria sovranità. E se hanno resistito quando erano soli, (91′, scomparsa dell’URSS – 99′, vittoria elettorale di Chavez) tanto piu’ resisteranno adesso che sono circondati da amici. Poi non sono un indovino come ho risposto a una carissima amica, che mi faceva domande in proposito: però vi terrò informati.
Giancarlo Guglielmi