Cosa sono i telefonini per i giovani?
E’ un fatto estremamente positivo che oggi si presti molta attenzione all’adolescenza. Anche perché questa instabile stagione di vita presenta sempre più spesso il carattere dell’idiozia. A Legnano quattro ragazze di 14 anni hanno cominciato a farsi i selfie sui binari, nel punto più rischioso, ossia laddove è impossibile, data la curva, accorgersi dell’arrivo di un treno. Poco prima si trovavano in un piccolo parco pubblico che confina con la massicciata della ferrovia. Ai giardini evidentemente si annoiavano. Sì, perché migliaia e migliaia di giovani hanno smesso di parlarsi, di conversare. Tutti “face-down” (sguardo verso il basso) ossia a smanettare con lo smartphone. Questo aggeggio, se abusato, cancella il mondo. E se stessi.
Recentemente uno scienziato ha scritto sul Corriere della Sera che le tantissime ore che dedichiamo alla tecnologia rischiano di procurarci uno sfasamento mentale, una “addiction”. Tornando agli adolescenti (oggi età prolungatissima), basta accorgersi, magari in un autobus, come vengono osservati. Come se fossero marziani. In effetti mostrano una marcata alienità. Benedetto Croce sosteneva che “l’unico dovere dei giovani è quello di diventare grandi”. Troppo tagliente, e superficiale, il filosofo napoletano. Più profondo il romanziere Victor Hugo: “L’adolescenza è la più delicata delle transizioni”. Altrettanto acuto il narratore americano John Irving: “Per un momento terribile della sua vita un adolescente inganna se stesso; crede di poter ingannare il mondo, crede di possedere l’invulnerabilità».
Le ragazzette di Legnano non fanno eccezione. Le telefonino-dipendenti sono state caricate in una macchina della polizia, prontamente chiamata da anime buone. Torneranno a casa, ovviamente. Che diranno i genitori, molti dei quali sono così poco attrezzati dinanzi a questi problemi? Avranno (io propendo per il no) il coraggio di redarguirle? Senza ceffoni, ovviamente, ma con quella determinazione genitoriale che oggi è molto traballante e condita dalla paura. Se dopo il Sessantotto i giovani si ribellavano pensando al futuro, in quest’epoca predomina largamente il conformismo e l’adattarsi a un presente squallido. E’ il più becero dei conformismi quello di sfidare la morte. Soprattutto per chi non sa chi sia Byron, Foscolo, D’Annunzio e tanti altri “succhiati dal romanticismo”.
di Pier Mario Fasanotti