La fantagiustizia di De Magistris

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Il comportamento e le dichiarazioni di De Magistris sono in contrasto con un concetto di giustizia che si è affermato sin dai tempi di Montesquieu

Apprendo da un articolo di Alexander Bush che << Luigi De Magistris nel suo pamphlet “Giustizia e potere. Una storia senza amore” [ha affermato]: “Perché si realizzi, la giustizia si scontra con il potere e con i poteri. La giustizia è qualcosa di universale, rappresenta il diritto naturale. Per questo entra in conflitto con i poteri. I poteri spesso sfruttano illegittimamente il diritto per raggiungere una falsa giustizia” e poi l’auspicio di un rafforzamento del legalitarismo di Montesquieu: “Ci si chiede se la giustizia abbia bisogno del potere per potersi realizzare, per esempio, se la magistratura è un potere dello Stato oppure se è solo un ordine. Secondo l’ottica di Montesquieu è un potere giudiziario, ma secondo un’ottica più attuale potrebbe essere intesa più come ordine che come un potere. Proprio perché giustizia e potere non possono coincidere, in quanto la giustizia per realizzarsi si mette contro i poteri. I poteri tutto realizzano fuorché le forme di giustizia. Basti pensare al potere economico e finanziario, a quello statuale governativo o parlamentare, che realizzano anche le più profonde ingiustizie”. La confusione mi sembra totale.
Quanto alla prima affermazione- sia in base al testo ( La giustizia è qualcosa di universale, rappresenta il diritto naturale. Per questo entra in conflitto con i poteri), sia tenendo conto della seconda affermazione di cui diremo subito appresso- va precisato che De Magistris non si riferisce al concetto astratto di giustizia che scaturisce dal diritto naturale, peraltro di difficile, se non impossibile, individuazione (B. Croce), bensì alla giustizia, in quanto istituzione, organo dello stato, attribuendo a quest’ultima il contenuto e le caratteristiche della prima. Sennonché la giustizia istituzione, lungi dall’essere o equipararsi alla giustizia fondata sul diritto naturale, se ne distingue nettamente in quanto fondata sul, ed operante esclusivamente mediante il, diritto positivo. Con la conseguenza che non può entrare in conflitto con il potere legislativo cui è subordinata. Anzi, se non applica le leggi, in nome di una (inesistente) giustizia di diritto naturale sostenuta da De Magistris, o di un’altrettanto generica “legalità” invocata a suo tempo dal procuratore della Repubblica di Milano Francesco Saverio Borrelli, di fatto non è più un’istituzione dello stato. E’ un’istituzione autoreferenziale, che agisce in base ad un suo indefinito concetto di giustizia, nella versione di volta in volta sostenuta, dal singolo giudice.
Quanto alla seconda affermazione, è vero il contrario. Montesquieu ha sostenuto l’esistenza di due poteri: legislativo che autonomamente decide di emanare le nuove leggi o abolire le vecchie ed esecutivo che appunto le esegue, anche coercitivamente avvalendosi della forza legale di cui ha il monopolio. Viceversa il cosiddetto “potere” giurisdizionale non può che applicare le leggi ( il giudice “bocca della legge” ) cosicché non ha un autentico e soltanto proprio potere di giudicare, ma una funzione che deriva la propria forza vincolante dalla legge e, perciò, dal relativo potere legislativo. Con la conseguenza che è appunto un “ordine” e tale è stato inequivocabilmente disegnato dalla Costituzione. Insomma non è una stella dotata di luce propria, ma un satellite che riceve la luce in base alla quale opera dal potere legislativo, con il quale, geneticamente, non può entrare in conflitto, se non diventando “fuorilegge” nel senso autentico e pieno del termine.
Che se poi si trattasse non di giudici, ma di Pm, come De Magistris e Borrelli, tenuti non solo ad applicare, ma a difendere ed eseguire coercitivamente la legge qual’è (non quale dovrebbe essere), il loro porsi in conflitto con il potere legislativo ed esecutivo sarebbe contro la costituzione e la legge: un comportamento semplicemente sovversivo.
Tutto questo non è per il gusto di polemizzare con De Magistris che, tra l’altro, non è il solo e non è stato certo il primo. Già tanti anni fa Magistratura Democratica, teorizzavo il ruolo politico della Magistratura di opposizione al centrodestra, secondo la tesi avanzata da Gherardo Colombo (altro Pm ) che poi, con il Pool di Milano, la attuava, ma che nel contempo sosteneva- ed ancora oggi, contraddittoriamente, sostiene e propaganda nelle scuole- la Costituzione. E’ per dire in che mani siamo.

Ferdinando Cionti

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Ferdinando Cionti
Ferdinando Cionti è avvocato a Milano ed è stato professore a contratto di Diritto Industriale per il Management presso l’Università di Stato di Milano Bicocca, facoltà di Economia, dipartimento di Diritto per l’economia. La sua concezione del diritto è sintetizzata nel saggio "Per un ritorno alla certezza del diritto", pubblicato su Libertates. Ha pubblicato numerosi saggi, tra cui "La funzione del marchio" e "Sì Logo" (Giuffrè). Per LibertatesLibri è uscito "Il colpo di Stato", presente nello Store di Libertates. Quale collaboratore dell’ “Avanti”, ha seguito quotidianamente le vicende di Mani Pulite.

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