Continua la tragedia (o meglio farsa) dell’Alitalia
La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa, diceva Marx.
Espressione che si può benissimo utilizzare per la vicenda Alitalia.
Dopo la tragedia di un fallimento che ha travolto una compagnia che era stata tra le più brillanti ed efficienti d’Europa, fallimento dovuto a una classe politica che ha visto in Alitalia una greppia a cui attaccarsi e un serbatoio di voti e favori vari e che è costato agli italiani una decina di miliardi, ecco la farsa.
Dopo un anno di trattative per risolvere il problema Alitalia (che continua allegramente a perdere 1 milione al giorno e che è tecnicamente fallita perché ha mangiato tutto il capitale e continua a vivere solo grazie a un prestito che si sarebbe già dovuto restituire da tempo) siamo a questo punto:
- non si è trovata una compagnia aerea (e sono decine al mondo) disposta a gettare soldi in un’avventura che si prospetta in sicura perdita; la sola Delta è disposta a mettere alcuni spiccioli (neppure metà del valore di un aereo) con il solo scopo di difendere i propri collegamenti transatlantici
- si sono indotti a investire nell’avventura solo enti o società parastatali o legate allo stato quali Trenitalia o CdP. Trenitalia è già impegnata nell’assurda fusione con Anas (assurda perché in nessun stato si è mai pensato di unire strade e ferrovie, e che ha palesemente un solo scopo, quello di sottrarre il debito Anas dall’ambito del debito statale), e finirebbe per sottrarre investimenti ai trasporti su ferro già così disastrati. CdP ha invece l’obbligo statutario di investire in aziende sane e con prospettive di guadagno: l’Alitalia non sembra proprio una di queste!
- Quanto ai privati, indispensabili per non far apparire tutta l’operazione una nazionalizzazione, o meglio, un salvataggio neanche tanto nascosto, si sono tutti defilati più o meno rapidamente: tutti tranne Atlantia. Si proprio quell’Atlantia proprietaria della rete autostradale italiana e additata al pubblico disprezzo per la responsabilità nel crollo del ponte Morandi. Non più di un anno fa da parte del governo si ipotizzava la revoca della concessione autostradale e richieste miliardarie di danni. Ed ecco ora che riappare come probabile azionista di Alitalia. Miracoli della politica: in un anno i Benetton sono passati da biechi speculatori sulla pelle dei cittadini a salvatori della patria!
Ma che fare allora?
Quello che da sempre chiede Libertates: prendere atto di una situazione ormai incancrenita, lasciare che Alitalia fallisca e farla rinascere su nuove basi con nuovi azionisti, tagliando quei rami secchi e quei costi che l’hanno affossata.
Abbiamo l’esempio di Swissair (si, proprio la celebre compagnia svizzera!) che è fallita per una politica dissennata (non molto dissimile da Alitalia), è rinata subito dopo come Swiss e ora è una compagnia in crescita che macina utili.
Ma la politica dovrebbe riconoscere il fallimento di certi metodi di gestione e accettare di perdere qualche voto, e questo sembra impossibile in Italia, qualsiasi governo sia al potere.
E allora diamo ragione al vecchio Marx: avanti con la farsa!
di Angelo Gazzaniga