Si è letto recentemente di inammissibili comportamenti di alcuni magistrati che andranno sotto processo, ma di simili situazion si mormorava da tempo, soprattutto di cosa succedeva al CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) e attorno ad esso. E spiace constatare che chi lo presiede, il Presidente della Repubblica, non abbia mai detto nulla in proposito, quando sarebbe stato suo dovere intervenire con autorità.
La maggioranza delle italiane e degli italiani ha una scarsa considerazione della magistratura, troppi cittadini hanno subito danni morali ed economici e troppo spesso si legge di comportamenti di questo o quel magistrato che meriterebbero, altrove, severi provvedimenti se non la cacciata.
Sono le leggi, che ne sono la struttura portante, e le donne e gli uomini che ne fanno parte i responsabili del buono o cattivo funzionamento di ogni istituzione.
Per la giustizia va rivista l’impostazione funzionale ormai arruginita. La recente legge Cartabia è un passo avanti, anche se ha già sollevato critiche, ma ancora molto vi è da fare e sarebbe utile al paese se i politici non usassero le possibili leggi sulla giustizia per scannarsi, ci vuole buon senso, armonia anche qualche compromesso per la giustizia italiana.
Ma è la mancanza di deontologia professionale di troppi membri dell’istituzione la causa principale del mediocre funzionamento e del poco prestigio.
Tanto tempo fa, il magistrato frequentava solo un ristretto gruppo di amici e conoscenti, non esprimeva pareri su certi argomenti, era un personaggio piuttosto austero.
Roba d’altri tempi ? Forse, ma anche un magistrato attuale dovrebbe essere riservato, non parlare ai giornali, non fare la primadonna o ergersi a giudice della società o esprimere convinzioni politiche e tanto altro. Secondo l’Ufficio Statistico del CSM i magistrati italiani, al 29/2/2020, erano 9787 di cui 4479 donne, ma quanti sono, oggi, quelli che si comportano cosi ? Si spera molti, ma bastano pochi per screditare l’istituzione e pochi di quei pochi sono colpiti da provvedimenti disciplinari perchè nel CSM, che ne è responsabile, prevale la solidarietà di casta, i tempi per una decisione, voluti o inevitabili, sono lunghi e le archiviazioni prevalgono su decisioni disciplinari esecutive.
Non ci sono soluzioni facili per convincere magistrati senza deontologia professionale a cambiare atteggiamento, bisognerebbe cercare di convincerli facendo del loro problema un problema nazionale, parlandone, scrivendone sui giornali e rendendo noti all’opinione pubblica nomi e comportamenti inadeguati.
Ma a dare autorevolezza alla soluzione del problema non vi è che il Presidente della Repubblica, affrontando l’argomento senza giri di frase, dicendo pane al pane, esortando tutti i magistrati a sentirsi coinvolti nel problema.
E necessario per il bene dell’Italia.
di Ettore Falconieri