Contro qualsiasi proposta di modifica della magistratura si alzano immediatamente le proteste veementi dei magistrati: spesso risibili come nel caso della responsabilità civile
Di fronte alla proposta di legge per la responsabilità civile dei magistrati, c’è stata un’alzata di scudi unanime di tutte le associazioni della categoria (anche se dobbiamo ammettere che singoli magistrati in privato e con molte riserve riconoscono la necessità del provvedimento): questa legge non s’ha da fare!
Partendo dalla premessa che:
- questa legge non fa che attuare il risultato di un referendum (il famoso “referendum Tortora” dei radicali) sinora attuato solo in via teorica: attraverso il cosiddetto “filtro” (cioè il fatto che le richieste di indennizzo dovevano prima essere filtrate e valutate dagli stessi magistrati) praticamente venivano cassate tutte le domande
- la responsabilità rimane solo per “dolo e colpa grave” cioè per volontà esplicita di applicare la legge in maniera sbagliata o per aver applicato la legge in maniera chiaramente errata
- tutte gli altri cittadini sono responsabili in proprio per i propri errori gravi (basti pensare a medici e commercialisti costretti obbligatoriamente a stipulare polizze assicurative milionarie)
- rimane una responsabilità indiretta: il cittadino si deve rivolgere allo Stato che lo indennizza e poi sarà lo Stato a rivalersi sul magistrato (il cui comportamento verrà comunque valutato da un altro magistrato)
- il sistema attualmente in vigore ha portato a due conseguenze aberranti: lo Stato continua a risarcire i cittadini per i danni subiti con dolo da altri cittadini (solo quattro condanne a risarcimenti da parte dei singoli magistrati sinora!) e in questi giorni scadeva una cospicua multa (53 milioni) comminata dalla UE all’Italia proprio per non aver ottemperato all’obbligo di responsabilità civile dei magistrati
Sono significative le motivazioni addotte dalla “casta” che sinora aveva respinto ogni tentativo di qualsiasi riforma appellandosi alla Costituzione, ai diritti acquisiti ecc ecc.:
- vi sarebbe una pioggia di ricorsi che intaserebbe ancor di più le aule giudiziarie (come se i tempi biblici delle cause attuali fossero colpa di chi è condannato ingiustamente!)
- è un provvedimento anticostituzionale perché lede l’autonomia e l’indipendenza dei giudici (il principio del chi sbaglia paga vale, o meglio dovrebbe valere, per ogni cittadino oppure dovremmo scrivere nella Costituzione che “tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge tranne i magistrati?”)
- in un Paese come il nostro, “dominato dall’illegalità”, che senso ha prendersela con i giudici? (come se la lotta all’illegalità passasse attraverso la non punibilità dei giudici: forse che se si stabilisse la non punibilità dei medici gli ospedali funzionerebbero meglio?)
- “sono due dita negli occhi ai magistrati” (come se rendere responsabile chi sbaglia in modo grave non fosse un segno di rispetto per chi, la maggioranza, lavora onestamente e correttamente)
Una dimostrazione, questa del comportamento dei magistrati, di come sia difficile andare a toccare caste e privilegi ormai consolidati: ma è l’unica strada per fare riforme necessarie e spesso a costo economico zero: reazioni come questa dei magistrati dimostrano quanto colpiscano i privilegi di una casta.
Angelo Gazzaniga